L'obesità e il sovrappeso? Calcoli sbagliati da 200 anni. Il nuovo indice corporeo

Dal BMI al BRI che calcola la "rotondità" dei corpi. Come funziona e come capire se si è a rischio

L'obesità e il sovrappeso? Calcoli sbagliati da 200 anni. Il nuovo indice corporeo

A parità di peso, la composizione corporea delle persone può variare in maniera sostanziale, ad esempio guardando dove è posizionato il grasso - vero killer nelle malattie cardiovascolari - o i muscoli. Per questo anche pesando allo stesso modo, le implicazioni sulla salute possono essere diverse.

La scoperta

Questo è quello che sostiene una matematica americana Diana Thomas Professoressa presso l’Accademia Militare degli Stati Uniti a West Point, N.Y., che sta in qualche modo rivoluzionando il vecchio metodo per calcolare l'indicee corporeo e i relativi problemi alla salute che ne derivano. Fino ad ora l'indice di massa corporea (BMI) veniva calcolato con un metodo "vecchio" di 200 anni, dividendo il peso con la statura elevata al quadrato.

Il risultato è un numero a due cifre - varia tra 16 e 40 - che secondo i criteri definiti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, stabilisce il grado di obesità o il sottopeso delle persone. Questi i parametri:

• meno di 16,5 indica grave magrezza
• tra 16 e 18,49 un soggetto sottopeso
• tra 18,5 e 24,99 un soggetto normopeso
• tra 25 e 29,99 un soggetto sovrappeso
• tra 30 e 34,99 un’obesità lieve
• tra 35 e 39,99 un’obesità media
• oltre 40 un’obesità grave.

Cosa non funziona del vecchio metodo

Alla luce della nuova riflessione sul posizionamento della massa grassa diversa per ogni persona, anche a parità di peso, le valutazioni generali per stabilire se un soggetto è obeso o sottopeso possono risultare falsate. Questo perché il BMI non è in grado di valutare la reale composizione corporea di una singola persona, così come non permette di conoscere la distribuzione del grasso corporeo di un individuo.

Per fare un esempio se, sempre a parità di peso, una persona ha molta massa grassa sull'addome, sarà più a rischio di malattia rispetto a chi ce l'ha distribuita su tutto il corpo.

Nuovo indice di massa corporea
Fonte Obesity

Basandoci sull'immagine sopra con tre diverse tipologie corporee che hanno tutte 27 di BMI, secondo il nuovo metodo il rischio di malattie sarebbe diverso.

• il primo soggetto è magro, alto 173 cm, pesa 81 kg e ha una circonferenza vita di 68 cm;
• il secondo è più basso e muscoloso, è alto 168 cm, pesa 77 kg e la sua circonferenza vita misura 73 cm;
• il terzo soggetto è più in carne, è alto 168 cm, pesa sempre 77 kg, però la sua vita misura 93 cm.

In base alla distribuzione del grasso, soprattutto nella zona addominale, il terzo soggetto sarebbe più a rischio di malattie cardiovascolari.

I paradossi messi in campo fino ad ora

Questa nuova modalità fa emergere alcuni paradossi che fino ad ora erano considerati corretti. Già in uno studio del 2016 che aveva confrontato l’indice BMI con la pressione sanguigna e le analisi del sangue, era emerso che quasi la metà delle persone considerate sovrappeso, e quasi un terzo di quelle considerate obese, erano in realtà buona salute metabolica.

Al contrario il 30% con un BMI normopeso era in cattiva salute metabolica, perché magari il grasso era distribuito in zone considerate a rischio salute. Ora quindi, non sarebbe più corretto basarsi esclusivamente sul BMI (indice di massa corporea), ma sul BRI ovvero: "l'indice di rotondità corporea". C'è quindi chi ha una corporatura ad "ellissi" e chi invece a "cerchio" e la nuova formula per calcolarla terrebbe conto anche dell’altezza e della circonferenza vita. In questo modo si fornirebbe una stima molto più accurata e precisa del grasso addominale, quello più legato ad un aumento del rischio di malattie cardiovascolari ma anche di sviluppare diabete di tipo 2 e ipertensione.

La circonferenza vita

Questo è uno dei parametri più importanti, il cosiddetto campanello d'allarme di varie malattie, come già accennato, dal diabete a quelle cardiovascolari; e proprio questo non è mai stato preso in considerazione con il vecchio metodo BMI ed è invece centrale nel nuovo BRI.

La validità scientifica

Sebbene ancora il metodo BRI non sia diventato ufficiale, molti studi sono stati compiuti che ne dimostrano la validità scientifica. Uno dei più interessanti è quello condotto su 33mila americani tra il 1999 e il 2018, riprendendo i loro dati e ricalcolandoli con il nuovo metodo.

È risultato che i soggetti con valori BRI pari o superiori a 6,9 (indicanti corpi più rotondi) avevano avuto un rischio più elevato di morte per cancro, malattie cardiache e altre patologie. Il loro rischio di mortalità complessiva era stato di quasi il 50% maggiore rispetto agli individui con valori di BRI tra 4,5 e 5,5.

Chi aveva un BRI tra 5,46 e 6,9 aveva avuto un rischio aumentato del 25%. Anche le persone con un valore di BRI inferiore a 3,41 avevano presentato un rischio di mortalità del 25% più elevato rispetto a quelli nella fascia media. Gli autori dello studio hanno quindi suggerito che i valori più bassi, osservati soprattutto tra i soggetti di età superiore ai 65 anni, potrebbero riflettere malnutrizione, atrofia muscolare o inattività.

Una vera rivoluzione nello studio dell'obesità o della malnutrizione che ancora però non è

stato messo in campo ufficialmente, anche se dal momento della sua pubblicazione adottato da molti nutrizionisti che hanno riscontrato notevoli risultati basando i piani nutrizionali in maniera diversa da quelli del passato.

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