Un inquietante viaggio tra le anime dell’inferno

A Brescia una splendida Paola Mannoni in «Casa di Bernarda Alba»

Un inquietante viaggio tra le anime dell’inferno

Enrico Groppali

Nel 1935, un anno prima della tragica morte, Garcia Lorca consegnò ai posteri il suo testamento nella Casa di Bernarda Alba che, secondo l'appassionata testimonianza dell'autore, è «un documento fotografico» sulla claustrazione di una Spagna vittima del proprio irrinunciabile atavismo, murata dietro il sipario dei suoi martiri, calcinata in un inferno da cui non si intravede redenzione. Dieci anni dopo, nell'euforia della Liberazione, Jean Paul Sartre scrisse A porte chiuse dove le ombre di coloro che furono degli umani agiscono per l'eternità in un privato teatro dell'orrore in cui non c’è posto per la difesa ma solo per l’accusa in una espiazione che non avrà mai fine.
Fu influenzato Sartre dalla tragedia di Lorca? È un quesito che balza in mente assistendo allo spettacolo ispirato che Cesare Lievi, in assoluta fedeltà filologica al capolavoro di Lorca, ha montato al CRT.
In cui l'asettico contenitore sulfureo di Josef Frommwieser, acceso di riverberi sanguigni, allude a un inferno metropolitano fin dalla concezione della pedana attorno alla quale il popolo del contado che circonda la dimora di Bernarda implora invano, com'era d'uso ai funerali, gli avanzi di cui ci si disfa alla scomparsa di un congiunto. Tutto attorno tra botole che sinistre si spalancano liberando alla vista la Maria Josefa di Paola Vandelli, ex-voto vivente uscita da un retablo barocco, e pannelli che si aprono e chiudono a scatto peggio di tagliole acuminate per gettare in pasto alla matriarca Bernarda e al coro dolente della serva Poncia (che Dorotea Aslanidis stempera nella figurazione fatata di una dea della suburra) le figlie-detenute del carcere familiare, lo spettacolo si organizza come un autodafè. A tratti ammantato di un bianco sudario che surroga l'ampio lenzuolo di nozze che non avverranno mai, ma il più delle volte simile a una foresta pietrificata dove i corpi delle ragazze-fossili in decomposizione cantano il martirio come fa la promettente Sabrina Carletti che è un'Adela impetuosa e veemente.

Su tutte domina inquisitoria, animata da una lancinante introspezione al limite del masochismo, la Bernarda geniale e autoritaria di una grande Paola Mannoni in una raffigurazione da autentica virtuosa.

LA CASA DI BERNARDA ALBA - di Federico Garcia Lorca CTB e Emilia Romagna Teatro. Regia di Cesare Lievi, con Paola Mannoni. Brescia, Teatro Santa Chiara, fino al 27 novembre.

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