Liverpool - Ci vorrà l’impresa. Sembra quasi di ritrovare l’Inter e la situazione di quaranta anni fa. Allora l’Inter perse 3-1, stavolta 2-0. Stessi problemi da affrontare, stessi scoramenti ed apprensioni da battere. Non ci saranno solo quelli del Liverpool, con le loro maglie rosse e il sacro fuoco che attraversa questa squadra ogni volta che gioca in Champions. L’Inter ha perso giocando in dieci e non è una novità, ma stavolta uscendone male. Non basta l’espulsione di Materazzi per spiegare tutto. È stata un’Inter senza arte e senza idee, sempre in difficoltà nel gioco del centrocampo, inesistente in attacco, affannata in difesa dove solo Cordoba ha tenuto alta la bandiera, finché un brutto infortunio non l’ha tolto di mezzo. In quattro minuti finali il Liverpool ha compiuto delitto e castigo.
Anfield Road subito spettacolare, certamente più della partita. Il suo pubblico l’ha fatta da padrone fino al fischio d’inizio. Capello in tribuna, la gente a cantare, l’Inter a guardare un po’ troppo. La partita è vissuta sui segnali d’allarme che l’arbitro ha spedito ai nerazzurri: guai ai falli. Chivu si è visto rifilare un’ammonizione dopo quattro minuti: falletto stupido, altrove sarebbe stato ignorato. Invece il belga gli ha detto: così non va. Primo problema per l’Inter. Troppo presto per tirare avanti senza rischiare l’espulsione. Brutta storia. Ma, poi, Materazzi ha fatto di peggio: due ammonizioni, altrettanto fesse, nel giro di venti minuti, entrambe giocandosela con Torres. E l’Inter si è ritrovata in dieci come d’abitudine. Colpo basso, d’accordo, ma un po’ cercato: chiaro il metro dell’arbitro che non sopportava quei falletti furbetti (un muover di gomito, una trattenuta appena accennata). E così l’Inter si è ritrovata per la sesta volta a giocarsi una partita in dieci e stavolta con il conto in rosso anche nel gioco e nel suo stare in campo.
Il Liverpool ha interpretato subito la partita cercando gli spazi e trovandoli: Gerrard l’ha fatta da padrone, Kuyt e Torres hanno fatto ballare la difesa nerazzurra, anche se le conclusioni del primo tempo sono state poche e spesso banali. Ancora una volta l’Inter ha mostrato all’Europa timidezze, incertezze, quella sorta di blocco più mentale capace di renderla una squadra non proprio «formidable» come ieri l’hanno descritta i giornali inglesi, con Capello a sottoscrivere. Tutt’altra squadra rispetto a quella vista in campionato e ovviamente Liverpool tipico da Champions: forte, coraggioso, convinto e capace di far ballare gli avversari senza mai lasciare punti di riferimento. Una lezione di calcio personalizzato.
E se il primo tempo aveva lasciato un’Inter sul punto di decollare poco prima dell’espulsione di Materazzi, eppoi alla ricerca di un migliore assetto, la ripresa è stata, invece, una lenta e costante crocefissione. Sembrava davvero di rivedere un calcio vecchio stile: inglesi tutti all’attacco, Inter stretta nella sua difesa. Mancini ha chiesto aiuto a Viera, ma il francese ha rischiato perfino un rigore (palla toccata di mano intervenendo su Gerrard) e l’arbitro ha chiuso un occhio, magari facendo pari con la rigorosa espulsione di Materazzi. Julio Cesar, invece, ha cominciato ad avere i sudori freddi, bombardato dalle conclusioni di Torres, che nessuno è riuscito mai ad imbavagliare. La pressione dei Reds è stata pesante e preoccupante, gli sbandamenti nerazzurri pure. Dopo venti minuti chissà in quanti avranno pregato e avrebbero pagato per lo 0-0? Ma non c’è stato verso. L’infortunio di Cordoba (per lui sospetta lesione del legamento crociato del ginocchio sinistro, starà fuori almeno 2 mesi) ha segnato l’ultimo campanello d’allarme.
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