Il super-boss Iovine rivela: soldi a sindaci di ogni colore

Uno dei capi dei Casalesi si pente e racconta i segreti della cosca dopo anni di carcere duro

L'arresto del capo storico del clan dei Casalesi Antonio Iovine
L'arresto del capo storico del clan dei Casalesi Antonio Iovine

Caserta - L'ex boss dei casalesi, Antonio Iovine, 50 anni (‘o ninno, il bimbo) sta mettendo a verbale con i pm Giuseppe Borrelli, Antonello Ardituro e Cesare Sirignano della Direzione distrettuale antimafia e i carabinieri del Comando provinciale di Caserta, decenni di storia camorristica. Omicidi, racket delle estorsioni, rapporti del clan con il mondo degli appalti, dell'imprenditoria e della politica. E i Palazzi ora tremano.
Iovine (con Zagaria e Schiavone «Sandokan» ritenuto il capo dei Casalesi) fu arrestato nel novembre 2010 dopo 14 anni di latitanza. Dopo 3 anni e mezzo trascorsi in cella in regime di 41 bis, stremato dal carcere duro ha deciso di collaborare. I verbali con le dichiarazioni sono stati depositati al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dove si sta celebrando il processo a carico dell'ex sindaco di Villa Literno (Caserta) Enrico Fabbozzi, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
‘O ninno sta lanciando accuse (tutte da dimostrare) e forse anche messaggi cifrati ai big della politica nazionale. «So benissimo di quali delitti mi sono macchiato, ma sto spiegando il funzionamento di un sistema dove la camorra non è la sola responsabile». Così inizia la sua collaborazione con la giustizia il 13 maggio scorso; l'ex boss si trova rinchiuso in una cella del carcere de L'Aquila. Il 20 maggio (quindi, appena 9 giorni fa) parla dei rapporti con numerose amministrazioni del Casertano, riguardo alla refezione scolastica e chiama in causa uno degli esponenti di punta dell'antimafia del Pd, il parlamentare Lorenzo Diana. «Era noto a tutti che la Anav era una mia impresa, eppure nessuno si è mai opposto a questo sistema. A San Cipriano, una personalità come Lorenzo Diana, che pure ha svolto un'azione politica dura di contrasto alla criminalità organizzata, facendo parte anche della commissione antimafia ha permesso che noi continuassimo ad avere questi appalti anche quando erano sindaci Lorenzo Cristiano e Reccia Angelo della sua stessa parte politica».
Iovine fa notare che «allo stesso modo nulla ha avuto da ridire il sindaco Enrico Martinelli, che era invece di centrodestra. Ho fatto questo esempio per far comprendere che anche la parte politica che dovrebbe rappresentare la parte buona dello Stato è stata quantomeno connivente con questo sistema se non complice». Aggiunge l'ex boss: «C'erano soldi per tutti in un sistema completamente corrotto. Devo specificare che non faceva nessuna differenza il colore politico del sindaco».
Il padrino nel corso dell'interrogatorio (4 in tutto) ha lanciato accuse pesanti anche a un pezzo da novanta della destra: l'ex sindaco di Roma ed ex ministro, Gianni Alemanno, ora parlamentare di Fratelli d'Italia. Iovine racconta di finanziamenti e appalti in materia di rimboschimento nel Casertano erogati dal ministero dell'Agricoltura. «Se non sbaglio questi finanziamenti si riferiscono a un periodo in cui il ministro dell'Agricoltura era Alemanno e ricordo in particolare che il ministro venne a San Cipriano per una manifestazione elettorale al Cinema Faro su invito di mio nipote Giacomo Caterino, anche lui impegnato in politica».

Replica di Alemanno: «I fatti a cui fa riferimento Iovine risalgono a un periodo antecedente la mia gestione al ministero dell'Agricoltura. Per quanto riguarda la manifestazione di Alleanza Nazionale, organizzata dall'allora candidato al Consiglio Provinciale Giacomo Caterino, su cui all'epoca non pendeva nessuna accusa e nessun sospetto».

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