Puniscono le parole, tollerano gli incapaci

La rimozione lampo del prefetto di Perugia per l'infelice frase sulla mamma del drogato conferma che il governo del dire schiaccia il governo del fare

La demagogia di piazza è deplorevole ma la demagogia istituzionale è disgustosa. La rimozione lampo, come mai accade, del prefetto di Perugia per l'infelice frase sulla mamma del drogato conferma una cosa: che il governo del dire schiaccia il governo del fare. Ci sono centinaia, forse migliaia di funzionari che non funzionano, di dirigenti corrotti, incapaci, inefficienti, e ci sono migliaia di episodi di disservizi, malgestioni, danni commessi dalla pubblica amministrazione che restano impuniti o solo deplorati. Poi un prefetto, in un discorso condivisibile e sensato, dice una frase sconveniente e scorretta che rimbalza con enfasi nei media. Viene tempestivamente rimosso e massacrato seduta stante. Il dire conta più del fare, una battuta vale più di una carriera.

Giustizia e buon senso consigliano di rispondere al dire col dire e al fare, anzi al non fare o al malaffare, col fare e col disfare. In questo caso sarebbe bastata una lettera di censura per le parole avventate. No, l'ipocrisia di Stato unita alla demagogia di governo comanda la ferocia di una pubblica esecuzione, sul posto. E si caccia il prefetto.

Non ho pregiudiziali né antipatia verso il premier e nemmeno verso il ministro dell'Interno ma in questa vicenda vedo rappresentata tutta la fumosa inconsistenza del loro stare al governo: compiacere le fabbriche dell'opinione pubblica, governare a colpi di titoli di giornali e di tg. L'importante è l'apparenza. C'è meno senso dello Stato e della realtà nel loro gesto che in quelle incaute parole.

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