Violenza e rapine: Milano brucia ma Pisapia pensa a rom e Africa

Dopo picconate e molotov ieri scontri di piazza e rapine in casa. Ed ecco l'agenda del Comune: nomadi, unioni civili e graffitti

Violenza e rapine: Milano brucia ma Pisapia pensa a rom e Africa

Questa mattina intorno a mezzogiorno, ma forse una decina di minuti più tardi perché si sa quanto gli assessori di un Comune importante come quello di Milano siano impegnati, il responsabile delle politiche sociali di Palazzo Marino, Pierfrancesco Majorino, presenterà alla stampa e alla città il «Vademecum dei diritti dei conviventi» che sarà consegnato alle coppie che si iscrivono al Registro delle Unioni civili. Un documento imprescindibile per i milanesi che sarà anche consultabile on line e che rappresenta una delle tappe fondamentali della «rivoluzione gentile» partita da Milano dopo l'elezione di Giuliano Pisapia.
Ma anche quella di ieri è stata una giornata intensa per la giunta. Sempre lo stesso assessore Majorino aveva infatti presentato la nuova campagna del Comune per abbattere i pregiudizi verso Rom, Sinti e Camminanti e il primo servizio di psicologia sostenibile in città. Proprio mentre il suo collega della cultura Filippo Del Corno inaugurava una mostra sull'Africa per sostenere le attività di Emergency. Insomma un sacco di impegni e senza ironia, ci mancherebbe. «Il grado di civiltà di una città - spiegano da sinistra - si misura anche da queste battaglie...». Ed è sicuramente vero. Ma è sull'«anche» che ci si deve intendere perché senza la presunzione di stilare una lista delle priorità pare che a Milano qualche altro «problemino» ci sia e andrebbe affrontato.
In questi giorni sta succedendo di tutto. Morti ammazzati in strada a picconate, rapine a colpi di mazze da baseball in via della Spiga che non è una via qualunque ma uno dei simboli internazionali di questa città, quelli dove i giapponesi vengono a scattar le foto. Come il Duomo e la Scala tanto per intenderci. Nella lista vanno poi aggiunti un paio di scippi, qualche truffa e due ottantenni sequestrati in casa, picchiati e rapinati dalle parti di via Padova. Potrebbe già bastare ma ieri a rubare la scena ci hanno pensato i giovani dei centri sociali che con il Comune di Milano sono in buona sintonia culturale da sempre ma per aver sostenuto candidature e campagne elettorali ora pretendono di far un po'ciò che gli pare. E così nel pomeriggio hanno assaltato Palazzo Marino dopo che in mattinata in via Olgiati avevano scatenato una vera e propria guerriglia, con tanto di incendi e bombe carta solo perché la polizia aveva osato far notare ai ragazzi dello Zam, la Zona Autonoma di Milano, che lo stabile che stavano occupando non era di loro proprietà. Un concetto abbastanza semplice quello che le case anche se sfitte restano proprietà privata, ma che pare sia difficile da far capire alle frange più estreme della sinistra. Così non stupisce che i consiglieri di Sel si siano affrettati a scusarsi con i «ragazzi» perché Palazzo Marino, il sindaco e la giunta tutta, quello lo sgombero proprio non siano riusciti a evitarlo. Insomma contro la «prepotenza» dei poliziotti, pardon degli sbirri, non si è potuto far nulla. È questa l'aria che tira. Milano va in una direzione ma la sua giunta pare andare da tutt'altra parte. I milanesi stringono la cinghia, si inventano i lavori e mettono le inferriate alle finestre ma a Palazzo Marino si dibatte di nozze gay, domeniche a piedi e diritti dei ciclisti. Forse è il momento che Pisapia e compagni si concentrino un po' di più su quelle che sono le vere necessità di chi vive a Milano. Forse è il momento che Pisapia e compagni si rendano conto che il grado di civiltà di una città si misura sì dalle battaglie sui diritti civili ma che da sole non bastano.

Le foto di Kabobo che passeggia all'alba col piccone in spalla, quelle dei Ris in tuta bianca che fanno i rilievi in via della Spiga e quelle delle barricate incendiate dalle molotov dai centri sociali non sono cartoline da spedire nel mondo. Soprattutto per una città che tra due anni vuole ospitare l'Expo.

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