Adesso il negozio cambia pelle: feste e vip salvano lo shopping

Max Mara a Roma invita 400 volti noti tra cui la Fornero), da Burberry's Dj e una sala per soli clienti top collegata con Londra. E Coin fa il pieno con Robbie Williams

Adesso il negozio cambia pelle: feste e vip salvano lo shopping

Feste ripiene di Vip, eventi da stadio, perfino letture di libri e concerti. Come si combatte la sfida con una crisi che nei primi 3 mesi dell'anno ha fatto spegnere 22.000 insegne? A guardare le ultime aperture delle grandi griffe, la risposta è una sola: mettere in vetrina un evento. Meglio se col testimonial giusto. Il problema è che la sensazione di insicurezza generata dalla crisi è talmente fosca che nei negozi neanche si entra più. Il richiamo dell'ultimo borsetta alla moda si è paurosamente affievolito. Per vendere, bisogna convincere i clienti a entrare. Serve il miele per attrarre le api. E ieri la strategia ha funzionato alla grande alla Coin di piazza Cinque Giornate a Milano. Il megastore era assediato dai fan di Robbie Williams, mentre la popstar all'interno presentava in una conferenza stampa Farrell, la linea d'abbigliamento ispirata da suo nonno Jack e disegnata da Ben Dickens, designer inglese forgiato da 10 anni nell'ufficio stile di John Richmond e 5 in quello di Burberry. «Era un uomo forte, integro e onesto, un eroe della working class», ha spiegato il cantante dei Take That che si è messo a cantare grandi «classici». In risposta alla domanda: a cosa pensi quando ti devi vestire. «La collezione Farrell è adatta all'uomo della strada come a Barak Obama» ha spiegato prima di correre ad accogliere i 16 fan selezionati tra gli oltre 30000 che dal 9 settembre hanno postato sul sito del Coin la loro foto con la miglior interpretazione del british look per partecipare al concorso indetto per l'occasione.

Il vincitore (un signore catanese che di nome fa Roberto Longo) ha ricevuto i capi consigliati da Williams e dal suo direttore creativo, mentre gli altri 15 fan hanno incontrato il loro beniamino nei locali del department store milanese che insieme con quello di Firenze vende in esclusiva per l'Italia la collezione. Il punto dolente è proprio questo: vendere in tempi di dura recessione. Alla domanda perché uno dovrebbe comprarsi un cappotto uguale ad altri diecimila, Robbie ha risposto «Perché è di ottima qualità e non costa una follia, inoltre io in questo progetto ho messo un sacco di soldi ma sono appena diventato padre e devo pur dar da mangiare alla mia bambina». Ma al di là delle spiritosaggini di un irresistibile show man, c'è la tragica realtà delle 22 mila piccole imprese per vendite al dettaglio (leggi negozi) chiuse in Italia nei primi tre mesi dell'anno per il crollo dei consumi. A fronte di questo dato tristissimo ci sono comunque 11 mila esercizi nuovi. E tanta gente che ha voglia di resistere e vincere. Tra cui il primo flagship store Burberry per donna inaugurato ieri sera a Milano in via Montenapoleone con un mega party pieno di gente famosa (la lista vip conteneva 400 nomi da Asia Argento in giù) accorsa per incontrare Christopher Bailey, il direttore creativo del brand. Ancor più sensazionale lo sforzo fatto dal Gruppo Max Mara (omaggiato dal ministro Elsa Fornero) che per la riapertura del negozio di via Condotti a Roma ha organizzato una cena per 140 persone nei saloni di Palazzo Torlonia nel cui edificio sorge il negozio. Solo qui dal prossimo gennaio si potrà comprare la borsa Roma dedicata alla fontana delle tartarughe del Bernini, ma la vera notizia è che le circa 50 persone addette alla vendita parlano 10 lingue oltre all'italiano: inglese, francese, cinese, tedesco, giapponese, spagnolo, polacco, ceco, russo e ucraino.

«L'investimento per un negozio da 800 metri quadri con 30 metri di vetrina ha senso perché Roma è una città d'arte» ammette Luigi Maramotti, presidente e ceo del Gruppo. Come dire: i turisti comprano, noi italiani facciamo di tutto per vendere.

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