Molte imprese di costruzioni «sopravvivono» grazie al fatturato estero. Perchè, mentre in patria le aziende edili si dibattono tra debiti, fallimenti, mancati pagamenti della pubblica amministrazione e credit crunch, negli ultimi 8 anni il fatturato realizzato all'estero è triplicato: da 2,955 miliardi è passato a oltre 8,7.
Il presidente dell'Associazione nazionale dei costruttori edili, Paolo Buzzetti, presenta a Roma, nelle sale della Farnesina, il Rapporto 2013 da cui emerge il divario fra mercato interno e mercato estero.
«Sono risultati incredibili - commenta Buzzetti- anche perchè in Italia va molto male e ci stanno portando a mantenere molte aziende che sul solo terreno interno non sopravvivrebbero».
Il Rapporto Ance si chiama «Le imprese di costruzione italiane nel mondo» e certifica che l'industria edile italiana all'estero ha conosciuto una crescita costante negli ultimi 4 anni, in buona parte a causa della crisi del mercato degli investimenti italiano. Con la presenza in circa 90 paesi, una crescita del fatturato dell'11,4% nel 2012 e 12 mld di nuove commesse all'estero le cose vanno bene, mentre sul mercato interno il giro d'affari si riduce del 4,2 per cento.
Alla presentazione partecipano il viceministro degli Esteri Marta Dassù, il viceministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e il sottosegretario alle Infrastrutture e i Trasporti Rocco Girlanda. Come moderato re c'è il segretario generale della Farnesina, Michele Valensise.
«Nel 2012 - spiega Buzzetti- è stata registrata una crescita del fatturato dell'11,4 per cento e ciò è dovuto prevalentemente al fatto che oltre il 50 per cento delle grandi aziende italiane sono orientate verso i mercati esteri».
Il numero uno dei costruttori sottolinea l'importanza dell'attenzione dedicata dal ministero degli Esteri alle aziende italiane nel mondo.
Tra tante brutte notizie, una buona: funziona bene il «sistema Italia», grazie alla collaborazione dimostrata fra le istituzioni, gli ordini professionali e le compagnie di assicurazione.
Importante anche l'aumento della presenza di piccole e medie imprese (Pmi) italiane all'estero, capaci di «promuovere l'imprenditoria locale in paesi emergenti, come quelli del Nord Africa», sottolinea il presidente dell'Ance.
Gli obiettivi emersi dal rapporto sono: dare continuità alle politiche economiche, indipendentemente dalla stabilità politica, e colmare il divario fra mercato interno e mercato estero.
Sono 88 i Paesi dove nel 2012 hanno lavorato le aziende di costruzione italiane, 9 dei quali del tutto nuovi: Cipro, Irlanda, Camerun, Costa d'Avorio, Guinea, Malawi, Canada, Thailandia e Zambia.
Analizzando i primi 10 mercati in cui sono localizzate le nuove commesse, 4 appartengono all'area Ocse (Stati Uniti, Grecia, Cile e Messico) e un altro fa parte dei Bric (Russia).
Il rapporto di collaborazione tra l'Ance e il ministero degli Esteri italiano ha reso possibile raggiungere 25 paesi con missioni imprenditoriali di grande successo e che continuerà ad intensificarsi nel prossimo anno.
Ed è già ben chiaro quali sono i mercati su cui si punterà nel 2014: quelli dell'area Asean, Medio Oriente, Africa sub-sahariana, Nord America e Asia centrale.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.