MilanoAl liceo scientifico di Tradate (Varese), che frequenta con un buon profitto da cinque anni, le compagne di classe sostengono di non averla mai vista con il velo. E anche a Gorla Minore, in casa, genitori e fratelli (appartiene a una famiglia di 8 persone, ndr) hanno notato che lo portava, seppur di rado, solo negli ultimi tempi. Eppure, davanti agli investigatori della Digos che laltra mattina, visto che la considerano una fiancheggiatrice del terrorismo islamico, sono piombati nella sua camera da letto per visionare i file scaricati sul suo computer, la giovane si è irrigidita e si è chiusa nel silenzio più totale. Quindi ha preso il velo e se lo è messo davanti al viso, tenendolo per tutto il tempo in cui la polizia è rimasta lì. Quasi temesse di venire contaminata dagli «infedeli».
«Questa 19enne è stata perquisita e poi semplicemente indagata perché, tramite web e chat di social forum, quindi solo in maniera virtuale, aveva condiviso tematiche a sfondo ideologico e religioso con Mohamed Jarmoune, il giovane marocchino che abbiamo arrestato giovedì. Tuttavia dai file che la ragazza ha scaricato e dalla documentazione informatica trovata in suo possesso non è emerso nulla che faccia pensare al progetto di un atto terroristico vero e proprio, almeno da parte sua» spiega il questore di Brescia Lucio Carluccio che ha coordinato le indagini sul presunto terrorista islamico finito in manette qualche giorno fa a Niardo (Bs) con laccusa, invece, di voler proprio realizzare degli attentati dinamitardi in piena regola contro la sinagoga di via della Guastalla e la scuola ebraica di via Arzaga a Milano.
«Levidenza parla chiaro: molti di questi giovani di seconda- terza generazione, nonostante un comportamento formale che non faccia pensare al fanatismo religioso, conservano nellintimo un astio radicato verso lOccidente» conclude il questore di Brescia.
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