Ciro Esposito si sta spegnendo nel lettino dell'ospedale «Gemelli» di Roma. Ieri i medici lo hanno ritenuto «clinicamente» morto. Solo le macchine ormai lo tengono in vita. L'agonia del giovane tifoso del Napoli dura dal 3 maggio scorso, quando fu ferito a colpi di pistola a un polmone (si presume) dall'ultrà romanista Daniele De Santis, detto Gastone', prima della finale di Coppa Italia, tra gli azzurri e la Fiorentina. Con grande saggezza e forza, i familiari del ragazzo, che ha 31 anni hanno lanciato un appello alle due tifoserie: «Si smetta con le violenze e con l'odio. Basta il nostro dolore».
Le condizioni di Ciro si sono aggravate improvvisamente due notti fa. I familiari di Ciro, con la fidanzata, Simona, si sono precipitati in ospedale, convocati dai medici. Anche gli amici di Ciro si sono mobilitati. Appena appresa la notizia una centinaio di ragazzi si è concentrato davanti all'autolavaggio della famiglia Esposito, dove lo stesso ragazzo ha lavorato fino al 2 maggio scorso. Tre le passioni del tifoso: il Napoli, il lavoro e la fidanzata.
Adesso è forte il timore che possano scattare delle rappresaglie da parte dei tifosi napoletani nei confronti degli ultra' della Roma. Peraltro, nel corso dell'ultima partita di campionato, in curva A era stato esposto uno striscione, in cui si annunciavano ritorsioni. La Digos e i carabinieri stanno monitorando i luoghi più caldi del tifo azzurro, allo scopo di prevenire contatti tra le due tifoserie.
Scampia è piombata nel silenzio appena si è diffusa la notizia dell'aggravamento delle condizioni di Ciro ma nel resto della città è rimasta viva la fibrillazione per il match degli azzurri, con suoni di trombe e spari di mortaretti, già un'ora prima del calcio di avvio.
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