Le Ong del mare sono decise a dare battaglia, contro le leggi italiane, chiedendo aiuto alla Germania. Sea Eye, talebani dell’accoglienza tedeschi, hanno inviato un appello in cinque punti al ministro degli Esteri di Berlino, Annalena Baerbock. La loro nave Sea Eye 4 come la Mare*Go sono state bloccate ad Ortona e Lampedusa per avere violato il decreto Piantedosi, che sta mettendo in difficoltà le Ong ostacolando i ripetuti soccorsi e talvolta recuperi dei migranti in mare.
Baerbock è la leader dei Verdi, che sono riusciti a fare approvare al governo Scholz la prima legge di finanziamento delle Ong del mare con 8 milioni di euro, divisi in quattro rate. I soldi dovrebbero venire stanziati a breve.
Non solo: la pasionaria dell’accoglienza punta a ristabilire «una missione di salvataggio tedesca nel Mediterraneo» sul solco della disastrosa Sophia, che aveva solo aumentato il numero di sbarchi in Italia senza mai passare alla fase cruciale della lotta ai trafficanti degli esseri umani.
L’appello di Sea Eye al ministro degli Estri tedesco è una dichiarazione di guerra al governo italiano. La Ong tedesca chiede di garantire «che le navi civili di soccorso non siano trattenute per aver condotto più missioni di soccorso» come primo punto. «La revoca immediata dei fermi di Sea Eye 4 e Mare*Go» oltre alla revoca delle sanzioni pecuniarie. Non solo: «Le navi civili di soccorso» devono essere «utilizzate in modo ottimale dalle autorità italiane e maltesi per salvare quante più vite possibili». E ovviamente chiedono espressamente che «le donazioni alle organizzazioni civili di soccorso in mare non vengano sprecate inviando navi in porti lontani al fine di ridurre il loro tempo operativo nella zona di ricerca e soccorso libica e maltese». E poi tirano le orecchie a La Valletta, che non interviene quasi mai nei soccorsi. In pratica chiedono ad un governo straniero di intervenire per far cancellare una legge approvata dal Parlamento.
Gorden Isler, presidente di Sea-Eye, annuncia che presenterà ricorso contro i fermi delle navi, ma «una decisione rapida è improbabile, poiché i procedimenti dinanzi ai tribunali amministrativi italiani sono complessi e lunghi». Isler ribadisce che non rispetterà il decreto Ong e si lamenta: «Se dovesse succedere nuovamente potrebbero essere comminate multe salate e un’ulteriore detenzione fino a sei mesi per arrivare anche a essere bloccata a tempo indeterminato in caso di ulteriore reiterazione secondo la legge italiana».
Non è escluso che Baerbock accolga l’appello. Il 30 maggio si è riunita in conclave con le Ong e le costole dell’Onu interessate ai migranti.
Nell’occasione ha ribadito che vorrebbe far integrare le Ong nel “Gruppo di contatto SAR” istituito dalla Commissione europea dal 2021 per favorire un maggiore coordinamento tra le autorità e i Paesi che operano nel Mediterraneo. Una mossa vista come fumo negli occhi dal governo Meloni.
E dall’Europa arriva ieri l’ennesima sponda ai talebani dell’accoglienza.
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