Arci, sindacati, giallorossi, verdi: tutte le fake della sinistra sul premierato

Il fronte del "no" sbatte contro il muro della realtà: tutte le bufale dell'ammucchiata rossa sul premierato soft targato Meloni

Arci, sindacati, giallorossi, verdi: tutte le fake della sinistra sul premierato
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La sinistra, in perfetta versione Halloween, getta la maschera. La svolta costituzionale voluta e pensata da Giorgia Meloni è fumo negli occhi per la gauche nostrana. Gli amanti dello status quo, odiatori di qualsiasi riforma costituzionale (soprattutto se a farla è un governo di destra), fanno fronte comune a suon di slogan per affossare il disegno della maggioranza. L’intento è doppiamente fallimentare: se da un lato diminuisce la credibilità di una opposizione unita solo contro il governo, dall’altro aumentano a dismisura le fake news sul disegno di legge costituzionale firmato Maria Elisabetta Casellati.

Le bufale sul premierato

Il testo della riforma, scomposto in 5 articoli, arriverà in Consiglio dei ministri solo venerdì, dopo avere ricevuto il via libera dei leader di maggioranza riuniti a Palazzo Chigi. Il fattore temporale, però, non rappresenta un grosso ostacolo per il carrozzone anti-riforme. Arci, Anci e i principali sindacati, a braccetto con le forze di opposizione, preparano fin da subito gli scudi contro il “pericoloso” ddl della maggioranza. La lotta contro “il sovvertimento della Carta Costituzionale”, come la Cgil ama definire il premierato targato Meloni, è già partita.

Il responsabile del Coordinamento per la democrazia minaccia: “Il fronte per il referendum è pronto, non ci sono margini di discussione”. Il motivo? A spiegarlo con "chiarezza" è il presidente dell’Anpi: “Il premierato – dice Gianfranco Pagliarulo – distrugge le basi dell’impalcatura istituzionale perché il ruolo del presidente della Repubblica si depotenzia strutturalmente davanti a quello di un premier eletto a suffragio universale”. Una ricostruzione quantomeno azzardata per usare un eufemismo. Piccolo passo indietro: il capo dello Stato - si legge nella bozza del disegno di legge - conferisce l’incarico al premier eletto e mantiene il potere di nominate i ministri su indicazione del presidente del consiglio, il quale non può revocarli. Tradotto: i poteri del Colle, anche a fronte dell’elezione diretta del premier, rimangono intatti. Un concetto ribadito a stretto giro anche dal presidente del Senato, Ignazio La Russa: "Non è vero che c'è una grande compressione - spiega La Russa su Repubblica - dovete ricordare che mantiene il potere più importante, quello di controfirmare le leggi". In fondo, spiega perfettamente il presidente del Senato, il potere del Colle rimane"il primo parere costituzionale sulle leggi". Niente da fare. Le opposizioni, sorrette dalla grancassa mediatica dei giornali progressisti, vanno in contromano in autostrada. Sulle barricate ci sono il Pd di Elly Schlein, il Movimento 5stelle di Giuseppe Conte e perfino Azione di Carlo Calenda.

Il fronte del "No"

Lo stesso carrozzone mediatico che fino all’altro ieri si lamentava del sistema italiano, in ordine lento, farraginoso e poco “decidente”. Ora che il governo di centro destra vorrebbe andare a limare queste lacune, il pregiudizio ideologico della sinistra prevale sul buonsenso politico. Gli articoli del disegno di legge costituzionale, infatti, vanno verso la giusta direzione.

Il capo del governo verrebbe eletto dai cittadini in unico turno, per cinque anni, con una scheda unica. Previsto anche un sistema elettorale maggioritario con un premio del 55% assegnato su base nazionale e la cosiddetta “norma anti-ribaltone” per garantire una continuità alla legislatura senza ricorrere al voto.

Piccole e grandi rivoluzioni che, in linea teorica, andrebbero ad eliminare le manovre di palazzo e aumenterebbero il rapporto di fiducia tra cittadini e presidente del consiglio. Il contrario di quanto urla quotidianamente la sinistra politica e mediatica.

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