Il governo Meloni intende proseguire insistentemente sulla riforma della giustizia. Dopo la questione affrontata nella giornata di ieri sui test psicoattudinali sugli aspiranti magistrati, oggi Carlo Nordio ha voluto fissare una sorta di cronoprogramma per quanto riguarda un'altra importantissima tappa sulla rivoluzione dell'assetto giudiziario: ovvero la separazione delle carriere. Il Guardasigilli ne è sicuro: "Con ragionevole probabilità e quasi certezza entro il mese di aprile, massimo quello di maggio", annuncia il ministro della Giustizia.
Quest'ultimo aggiunge poi, sempre durante il Question Time tenuto alla Camera dei Deputati, che questo provvedimento sarà "consustanziale alla riforma del Consiglio Superiore della Magistratura per le ovvie ragioni che una separazione delle carriere comporta". Il ministro Nordio inoltre chiarisce: "Trattandosi di una revisione costituzionale l'iter sarà più lungo per di più intersecandosi con quella sulla riforma premierato".
Cosa cambierà con la nuova riforma
Il tema è presente nel programma dell'esecutivo di centrodestra e tra poche settimane diventerà realtà: una volta entrata in vigore, i futuri giudici e pubblici ministeri decidano da subito quale carriera imboccare, scegliendo tra un percorso o un altro, fin dall'inizio. Nel 2022, con la riforma Cartabia un passo in questo senso è già stato fatto: i passaggi di funzioni sono stati ridotti nel corso da quattro a uno: elemento che dovrebbe nei fatti ridurre ai minimi le effettive richieste di transizione da una funzione all'altra. La legge prevede che il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa (art. 12) possa avvenire soltanto una volta nel corso della carriera entro dieci anni dalla prima assegnazione delle funzioni.
Trascorso tale periodo, è ancora consentito, per una sola volta, il passaggio dalle funzioni giudicanti alle funzioni requirenti, purché l'interessato non abbia mai svolto funzioni giudicanti penali. È poi permesso il passaggio dalle funzioni requirenti alle funzioni giudicanti civili o del lavoro, in un ufficio giudiziario diviso in sezioni, purché il magistrato non si trovi, neanche in qualità di sostituto, a svolgere funzioni giudicanti penali o miste. Nella pratica il secondo passaggio implica che si cambi lavoro, cioè si finisca ad agire su un diverso rito procedurale, passando dal penale al civile o al diritto del lavoro.
L'impegno sulla legge Severino
Su un'interrogazione riguardante l'abolizione della legge Severino nella parte che riguarda la sospensione per gli amministratori regionali e comunali condannati solo in primo o secondo grado (quindi con sentenza non definitive) il ministro Nordio replica che "questo è un tema al quale siamo particolarmente sensibili, fin dal primo momento abbiamo manifestato un orientamento di stampo garantista, finalizzato a rendere effettivo il principio di presunzione di non colpevolezza". Questo perché non si può sottacere che "l'attuale disciplina normativa necessita di una rimeditazione, finalizzata a trovare un punto di equilibrio".
Il ministro della Giustizia ricorda che negli ultimi anni "sono stati molti gli amministratori messi alla gogna, mediatica prima che giudiziaria, attraverso la diffusione pilotata di informazioni di garanzia magari per reati inconsistenti".
C'è già all'esame di Montecitorio "la riforma per l'abolizione dell'abuso d'ufficio, la rimodulazione del traffico di influenze, e anche l'enfatizzazione della presunzione di innocenza attraverso la privacy dell'informazione di garanzia", ricorda. Ma anche per la Severino "noi riteniamo che sia necessaria una rimeditazione. Non è all'ordine del giorno, ma sicuramente fa parte del nostro interesse".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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