Articolo 18, Bersani a Monti: "No ai diktat" La Camusso dichiara guerra: "Ora sciopero"

Sull'articolo 18 Monti sbatte la porta in faccia alla Camusso. E la Cgil proclama subito un pacchetto di 16 ore di sciopero. Sale la tensione. Vendola a sostegno della Camusso: "Non siete isolati". L'Idv promette le barricate: "In parlamento sarà Vietnam". Ma Bersani assicura: "Il governo non rischia, nei prossimi giorni chiarirà meglio la situazione". Ma il Pd è sempre più diviso

Articolo 18, Bersani a Monti: "No ai diktat" La Camusso dichiara guerra: "Ora sciopero"

La Cgil sul piede di guerra. Dopo avere posto il veto sulle modifiche dell'articolo 18 (sancendo così l'ennesima rottura con le altre sigle sindacali) e dopo aver incassato quella che comunque resta una sconfitta, la Camusso mantiene la promessa: quella dello sciopero. Intanto il governo fa sapere che le modifiche all'articolo 18 non riguarderanno gli statali: non a caso al tavolo non partecipa il ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi. A Porta a Porta il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, avvisa il presidente del Consiglio Mario Monti: "Non può dire al Pd prendere o lasciare. Non mi aspetto che lo faccia, è chiaro che noi votiamo quando convinti, bisogna ragionare con noi".

"Penso che il movimento sindacale non abbia altri strumenti che la trattativa, le proposte e la mobilitazione per sostenerle. Siamo nella stagione in cui dobbiamo decidere la mobilitazione", aveva dichiarato il segretario Cgil al termine del vertice di ieri tra il governo e le parti sociali. E oggi non si è smentita. Infatti, la segreteria confederale al comitato direttivo si appresta a proclamare un pacchetto di 16 ore di sciopero, 8 delle quali in un’unica giornata. La data sarà definita sulla base del calendario della discussione della riforma in Parlamento. Nello stesso giorno si terranno manifestazioni territoriali. Un pacchetto di altre otto ore di sciopero è stato proposto per le assemblee. Otto ore di sciopero generale contro la riforma del mercato del lavoro. "Abbiamo il dovere di portare a casa dei risultati prima che si avvii un biennio di espulsione di massa nelle aziende", ha affermato il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni.

Secondo la Camusso, "il governo scarica sui lavoratori, sui pensionati e sui pensionandi i veri costi delle operazioni che vengono fatte, l'esecutivo sembra voler portare in Asia l’immagine che in Italia si può licenziare facilmente". Per quanto riguarda la crescita, il segretario Cgil ha affermato che "non si può continuare a contrabbandare la riforma del lavoro per un provvedimento a favore della crescita", perché "questa riforma del mercato del lavoro di per sé non crea neanche un nuovo posto di lavoro". Infine, la Camusso, in merito all'estensione dell'articolo 18 ai dipendenti statali, ha precisato che la riforma "non può coinvolgere il settore pubblico", mentre sul tema dei licenziamenti, c'è "il rischio di un uso indiscriminato, contro i lavoratori, dei licenziamenti economici".

A dar manforte alla Cgil, ci ha pensato il leader di Sel, Nichi Vendola, secondo il quale "è davvero imbarazzante l’atteggiamento del governo Monti, a fronte di un’Italia che sta vivendo una sofferenza, un disagio straordinario...Cancellare l’articolo 18, manipolarlo, deformarlo, significa semplicemente portare lo scalpo della civiltà del lavoro presso i potentati della finanza internazionale. Questo è francamente inaccettabile. I conservatori italiani che hanno voluto questo colpo di mano stiano comunque tranquilli: la Cgil non è certo isolata nel Paese".

L'Italia dei valori annuncia battaglia in Aula. Leoluca Orlando ha fatto sapere a Monti che l'Italia dei Valori "non starà a guardare" ma farà tutto quanto è in suo potere per evitare questo scempio dei diritti: "Siamo pronti ad un Vietnam parlamentare e a scendere in piazza con i lavoratori e i disoccupati". Pier Luigi Bersani ha tuttavia provato a gettare dell'acqua sul fuoco per far rientrare la polemica (leggi l'articolo). Secondo il leader del Pd, infatti, il governo non rischia di cadere in Aula dal momento che nei prossimi giorni la situazione sarà chiarita meglio. "Noi conosciamo questi temi, li frequentiamo, altri li frequentano meno - ha spiegato Bersani - ma più passano i giorni e più si vede meglio cosa vogliono dire nella coscienza collettiva". A questo punto il laeder democratico aspetterà l'arrivo della riforma in parlamento spiegando che la strada migliore che l'esecutivo potrebbe percorrere è quella delle legge delega: "Il decreto legge? Non può esistere in natura".

Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano è intervenuto nel dibattito in questione, precisando che la riforma del mercato del lavoro "non può essere identificata con la sola modifica dell’articolo 18: per poter dare un giudizio bisogna vedere il quadro di insieme". Il capo dello Stato poi ha aggiunto che "tutti sanno che domani ci sarà un incontro per meglio definire le riforme. E quindi è bene attendere il risultato di domani perché c’è una discussione sull’articolo 18 che è una parte ma non il tutto della riforma". Infine, il Colle si è augurato "che ci sia un’attenzione e una misura di giudizio da parte di tutti".

Al di là delle diverse opinioni politiche, quel che è certa è la frattura nel mondo sindacale. Infatti, solo la Cgil ha posto veti, mentre Cisl e Uil hanno mantenuto una linea più morbida e hanno parlato di incontro positivo.

"Non sono mai soddisfatto se c’è lacerazione nel sindacato", ha dichiarato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che ha destituito di fondamento l’argomento della Camusso secondo cui le nuove norme favoriscono i licenziamenti. "La Cgil sa bene che non è così, l’articolo 18 non è stato modificato, ma nella sua potenzialità contro abusi e discriminazioni è stato persino rafforzato nelle aziende con meno di 15 dipendenti. Capisco che nella Cgil c’è un altro tipo di dibattito, spero non sia lontano dalla discussione che c’è nel paese", ha aggiunto Bonanni, lanciando poi una frecciata alla Camusso: "Fino all’altro ieri mi sembrava che volesse trovare soluzioni con Cisl e Uil, poi non ho capito che è successo proprio mentre aumentavano le sicurezze per i lavoratori".

Diverso il parere di Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom. "Siamo arrabbiati neri perché quello che sta facendo questo governo è un abolizione all’articolo 18.

Questo governo è per i licenziamenti e sta facendo lo stesso che fece lo scorso governo", ha tuonato Cresmaschi in diretta su Tgcom24, mostrando poi un volantino con la scritta "licenziamoli" e con i volti di Monti e dei leader dei partiti di maggioranza tra cui Bersani. E proprio sul segretario del Pd, Cremaschi avverte: "Se il Pd si mette di traverso siamo disposti a toglierlo dalla foto, altrimenti sono solo chiacchiere". Insomma, anche Bersani è stato avvisato...

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