Dalle nomine in Rai alla scelta del commissario per fronteggiare l’alluvione in Emilia Romagna. Dalle elezioni politiche dello scorso anno all’ultima tornata amministrativa. Dal decreto lavoro al tavolo sul Pnrr. Nell’ottica della sinistra, o meglio dei sinistri, vale tutto pur di attaccare l’esecutivo di Giorgia Meloni. Dal pericolo fascismo versione autunno e inverno ora, con il cambio di stagione, siamo passati alla deriva autoritaria. Lo schema è sempre lo stesso: prendere un qualsiasi provvedimento del governo, criticare aspramente le scelte dell’intera coalizione e scrivere di un pericolo autoritarismo dietro l’angolo. Da aggiungere, a scelta, un riferimento al passato illiberale oppure un pizzico di deriva ungherese alla Viktor Orbán. L’ultimo, in ordine cronologico, a seguire passo passo lo schema precotto della sinistra è l’ex premier Romano Prodi. La sua lettera inviata a La Stampa ci consegna una rappresentazione plastica di una sinistra ideologica, massimalista e completamente scollegata dalla realtà.
La lettera di Prodi
I cosiddetti giornali “progressisti” di questa mattina ci offrono sia l’autoritarismo imminente sia la similitudine ungherese. Non manca proprio nulla. Romano Prodi, per la seconda volta in tre giorni, parla di un “aumento dell’autoritarismo”, mentre La Repubblica, con sprezzo del ridicolo, titola: “L’Italia alla Orbán”. L’ex premier Romano Prodi, ora padre nobile di Elly Schlein, prende carta e penna per avvisare i lettori de La Stampa di un’imminente deriva autoritaria. Il titolo è preoccupante: “Destra autoritaria, ora è tutto chiaro”. Il contenuto del testo, seppur breve, è pregno di ideologia.
“Caro direttore – scrive Prodi – per avere una conferma della mia preoccupazione, espressa sul suo giornale, sull’aumento di autoritarismo, è bastato solo un giorno”. Dov’è l’occasione autoritaria? Ce lo spiega il diretto interessato.“Il braccio di ferro per limitare il ruolo della Corte dei Conti – aggiunge Prodi – ne è un’ulteriore prova”. Poco importa se il governo, a dire il vero, ha deciso semplicemente di escludere il “controllo concomitante” della Corte dei Conti sul Pnrr e prorogare fino al giugno 2024 lo scudo erariale. Qualsiasi scelta prettamente politica dell’esecutivo si trasforma necessariamente in un attacco illiberale allo Stato.
Il rischio "autoritarismo"
Attenzione: non è la prima deriva autoritaria del nostro Paese. Sempre Romano Prodi, solo due giorni fa, urlava contro la lottizzazione della Rai e difendeva a spada tratta Fabio Fazio e Lucia Annunziata. “Il governo – spiegava l’ex premier – punta a prendersi tutto”, denunciando così un rischio “autoritarismo”. E aggiungeva: “Si tratta dell’azzeramento totale e dell’innesto solo di persone di stretta fiducia.
Oggi vi è un monopolio assoluto”. Il retropensiero è sempre lo stesso: il pluralismo esiste solo se a lottizzare Viale Mazzini ci pensa la sinistra. Altrimenti, è il primo passo verso una deriva illiberale e autoritaria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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