Blitz alla Regione Lazio, caccia ai soldi spariti

Blitz alla Regione Lazio, caccia ai soldi spariti

RomaPerquisizioni a tappeto nella sede del consiglio regionale del Lazio, nell'abitazione e nell'ufficio dell'ex capogruppo del Pdl Franco Fiorito. Si allarga a macchia d'olio l'inchiesta che vede indagato per peculato l'ex leader alla Pisana del partito berlusconiano, in passato anche sindaco di Anagni.
Il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza ieri, su mandato della Procura di Roma, ha passato al setaccio una serie di documenti che potrebbero essere utili a ricostruire la contabilità e i movimenti di denaro in relazione all'inchiesta sulla gestione dei fondi del Pdl. In particolare sotto la lente d'ingrandimento degli inquirenti ci sarebbero 109 bonifici che Fiorito avrebbe fatto a se stesso dai due conti del partito a partire dal 2010.
Allo stato delle indagini i conti a suo nome in Italia regolarmente annotati nei documenti regionali risultano tre, mentre un quarto sarebbe «segreto», perché non comunicato dal politico ciociaro. Ed è proprio su questo che si stanno concentrando le attenzioni delle fiamme gialle. Ci sarebbero poi altri conti all'estero, in particolare in Spagna e a Tenerife, sui quali sono stati dirottati 314mila euro dai finanziamenti del Pdl. I revisori dei conti nominati dal nuovo capogruppo regionale del Popolo della Libertà, Francesco Battistoni, subentrato a luglio, avrebbero rilevato che gli importi spostati dal predecessore ammonterebbero complessivamente a 753mila euro. Battistoni, ascoltato due giorni fa come persona informata sui fatti dal pm Alberto Pioletti e dal procuratore aggiunto Alberto Caperna, ha anche raccontato che i bonifici che Fiorito si sarebbe attribuito avrebbero tutti la stessa causale, ovvero l'articolo 8 della legge regionale 14/98 che regolamenta i rimborsi a cui hanno diritto gli eletti alla Pisana. Ma c'è di più. L'indagato avrebbe aperto altri conti presso Unicredit a fine luglio, quando era già stato rimosso dall'incarico di capogruppo.
Nelle tabelle ci sono poi 1 milione e 426 mila euro che sarebbero usciti dalle tasche del gruppo senza una destinazione specifica: 188 mila euro da carta ricaricabile «senza causale». Intanto ieri al termine di una riunione a via dell'Umiltà Fiorito si è autosospeso e ha nominato l'avvocato Carlo Taormina come difensore. «Posso escludere due cose - ha spiegato il legale - non ci sono fatturazioni per operazioni inesistenti, (cosa che potrebbe essere riscontrata invece presso altre posizioni) e questo è un dato molto importante, e che per quello che riguarda le collocazioni all'estero, nulla è stato arrecato di danno al partito e al gruppo. Poi si tratterà di capire se quelle spese, siano erogazioni che potevano essere fatte con quelle forme o con altre, ma per quello vedremo». «Siamo alle primissime battute, stiamo facendo la raccolta dei documenti - ha poi precisato -. C'è una cautela necessaria, da quello che mi sembra di capire i problemi sono di carattere giuridico, piuttosto che di accertamento dei fatti. Sul piano delle circostanze e degli elementi tutto è documentale. Si tratta di capire cosa è successo, con riferimento alle singole spese, cercheremo di dare le dovute giustificazioni». Intanto Fiorito starebbe preparando un dossier da presentare all'autorità giudiziaria per dimostrare la compatibilità di quanto speso con le attività del gruppo, anche se i più maliziosi tra i forzisti sono pronti a giurare che cifre consistenti venivano bruciate in bottiglie di champagne, cene a base di ostriche e cravatte di Marinella.


L'esame delle carte che i finanzieri stanno acquisendo potrà comunque accelerare l'opera dei magistrati, che al momento non hanno stabilito se e quando convocare il politico ciociaro a Palazzo di Giustizia ma è certo che chiederanno una rogatoria internazionale per tracciare i movimenti di denaro sui suoi conti esteri.

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