Burch porta la donna in Africa Marc Jacobs la mette in riga

Burch porta la donna in Africa Marc Jacobs la mette in riga

New YorkMarc Jacobs vuol mettere in riga le donne? È una domanda scema ma legittima quando sull'enorme passerella triangolare dell'Armory di New York vedi sfilare 45 ragazze magre da far paura e almeno 30 indossano modelli rigati. Perfino i bellissimi abiti da sera hanno vistose rigature bianche e nere o bianche e blu completamente ricamate di paillette. Per un attimo ti va insieme la vista anche perché la sfilata dura in tutto 4 minuti e 37 secondi: record assoluto di velocità per lanciare un messaggio d'immagine potente anche se non del tutto nuovo.
Infatti quelle algide fanciulle con i loro onesti completi vestito più soprabito oppure gonna e giacca comunque dritti, lunghi al ginocchio e senza alcuna decorazione tranne le righe perpendicolari, trasversali, a pentagramma o da materasso, sono tutte pettinate e truccate come Edie Sedgwich, la celeberrima Factory Girl musa di Andy Warhol e dei Velvet Underground. Siamo insomma negli anni Sessanta-Settanta, in piena epopea del rock a un passo dal punk. Tutto è dritto, semplice, lineare ma con quella geometria variabile tecnicamente chiamata optical che in un certo senso parlava già di ribellione. In compenso le scarpe a punta dal piccolo tacco a rocchetto e le stupende borsette a mano fanno pensare a quello stile che nel mondo della moda viene chiamato «ladylike» e il resto del mondo definisce da signora.
«È una donna sexy, decisa, per niente romantica, molto potente nella sua semplicità» dice lo stilista nel backstage quando gli chiediamo a cosa si è ispirato per l'immagine femminile dell'estate 2013. «Le ho messo i tacchi bassi perché si possa muovere facilmente - continua - l'ho truccata e pettinata come Edie, ma non volevo fare alcun riferimento a epoche e stili precisi, semplicemente mi sembrava giusto puntare su un certo rigore grafico dopo tante stagioni di romanticismo e iperdecorazione». Ricky Martin, in prima fila si dice entusiasta dello show che comincia alle 20 in punto perché Marc Jacobs, un tempo colpevole di ritardi faraonici, adesso sogna di far sfilare le ragazze prima che la gente riesca a sedersi.
La sottile crudeltà dello stilista viene bilanciata dalla dolcezza di due collezioni disegnate da altrettante donne. Tory Burch guarda all'Africa con la lodevole capacità di prendere le distanze dall'etnico perfino nel caso dei modelli tinti a mano grazie alla tecnica tie&dye a Kindia, località della Nuova Guinea in cui la designer ha avviato un progetto a sostegno dell'imprenditoria femminile. «Penso a una donna-gazza ladra che prende nei mercatini le cose con cui decorare un guardaroba pieno di semplicità» dice Tory.

Donna Karan invece non spiega dove abbia preso l'idea di una donna angelicata, vestita di chiaro dal mattino alla sera, con i suoi classici modelli drappeggiati e improbabili vestine svasate sotto al bolerino onnipresente tranne nel caso del soprabito bordato di piume cerate.
La domanda a questo punto è una sola: hai proprio bisogno di spennare degli uccellini quando con la raffia puoi ottenere lo stesso effetto?

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