Campania, manette al presidente Ncd

NapoliManette al presidente del Consiglio regionale della Campania, Paolo Romano. L'uomo del ministro dell'Interno e leader del Nuovo centrodestra, Angelino Alfano, nel territorio campano è ai domiciliari. Secondo le indagini della guardia di finanza di Caserta, che ha lavorato su delega del procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Corrado Lembo, l'indagato eccellente sarebbe accusato di tentata concussione nei confronti del direttore generale della Asl Caserta.
Per Romano è una mazzata terribile: l'arresto, infatti è arrivato a cinque giorni dalle votazioni per il rinnovo del parlamento europeo, al quale è candidato all'ottavo posto della lista, dopo Giuseppe Scopelliti, anche lui nei guai giudiziari con una condanna a sei anni in primo grado.
Alfano è intervenuto in difesa del suo uomo: «Venerdì si chiude la campagna elettorale. Un intervento della magistratura prima delle presentazione delle liste o dopo le Europee avrebbe eliminato ogni sospetto sul timing dell'arresto. Al momento della presentazione della lista del Ncd non c'era conoscenza di alcun gravame che pendesse su Romano». Una doppia gaffe: è normale che un ministro, per giunta con una delega importante come quella all'Interno, pretenda di dettare i tempi di azione alla magistratura? E se Romano fosse stato eletto? Forse il ministro voleva che l'ordinanza diventasse carta straccia?
Anche il presidente della giunta Stefano Caldoro è intervenuto sull'arresto eccellente, ricordando la sua natura «garantista» e dicendosi convinto e fiducioso che Paolo Romano «dimostrerà la correttezza della sua azione». Per le accuse dei pm l'esponente Ncd avrebbe «abusato della sua qualità pubblica esercitando indebite pressioni politiche e minacce per costringere Paolo Menduni, direttore generale della Asl Caserta a nominare persone di sua fiducia a direttore sanitario e direttore amministrativo e di sostituire i dirigenti già in carica al vertice del distretto sanitario di Capua. È stato lo stesso Menduni a denunciare le presunte pressioni agli inquirenti.
Il presidente del Consiglio regionale, per raggiungere i suoi «scopi illeciti», avrebbe «strumentalizzato le prerogative inerenti la sua carica – sostengono in Procura - contattando in diverse occasioni il Menduni e minacciando gravi conseguenze qualora non avesse assecondato la sua volontà, quali ispezioni e controlli amministrativi presso l'ente pubblico».
Spiegano i pm che Romano «nel corso degli incontri avuti con il Menduni ha fatto sovente riferimento a una sorta di accordo politico che prevedeva la spartizione di incarichi apicali nella pubblica amministrazione regionale».
Per partecipare alla consultazione europea Romano si era già autosospeso, salvo poi ritornare in carica in caso di non elezione. Ma, adesso con il suo arresto è a rischio non solo la poltrona di numero uno del consiglio ma anche quella di semplice consigliere.
Ma, ci sono altre tre persone indagate nell'ambito della stessa inchiesta sulle nomine alla Asl di Caserta. Si tratta di Eduardo Giordano, eletto con l'Idv e successivamente passato con Ncd, di Francesco Pecorario, avvocato e referente di Idv per l'aversano e di Giuseppe Perrotta, giornalista pubblicista collaboratore del quotidiano Gazzetta di Caserta. Il pm aveva chiesto l'arresto anche per loro, ma secondo il gip l'impianto accusatorio non era sufficiente da rendere le manette indispensabili.

Secondo i magistrati i tre indagati avrebbero organizzato una campagna denigratoria nei confronti di Menduni, attraverso alcune interviste e anche con una conferenza stampa. Il tutto per alcune decisioni prese dal direttore generale ma non gradite agli interessati.
carminespadafora@gmail.com

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