Cancro, Italia da record Qui si sopravvive di più

RomaIl cancro in Europa fa meno paura e in Italia si sopravvive di più rispetto al resto del continente. Lo rivela lo studio Eurocare - 5, condotto dai ricercatori dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e dell'Istituto Superiore di Sanità, pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet Oncology.
La ricerca, che nasce esaminando i registri dei 29 paesi Ue per un totale di 9 milioni di adulti e 60.415 bambini diagnosticati tra il 2000 e il 2007 e osservati fino al 2008, evidenzia che oggi il «male del secolo» miete meno vittime. Ridotto anche il gap tra Europa dell'Est e Europa Occidentale.
Il nostro Paese, in particolare, è quelli dove, a 5 anni dal responso, si sopravvive di più, considerando che questo è l'arco di tempo stabilito dai medici, qualora la malattia non si ripresenti, per dichiarare guarito un paziente. Ma i numeri variano notevolmente in base ai tumori. Per quelli allo stomaco sopravvive il 32 per cento di italiani rispetto al 25 della media europea, per il rene il 67 per cento contro il 61, per la prostata l'89 per cento contro l'83, per il colon il 61 contro 57 e per la mammella l'86 rispetto all'82 per cento che è la media nel continente.
L'indice di mortalità varia da nazione in nazione, anche se le differenze sono meno evidenti per i tumori della mammella, colon retto, prostata e melanoma. Più marcate, invece, per i linfomi. «La percentuale di sopravvivenza è però aumentata in tutta Europa - dice Roberta De Angelis, ricercatrice dell'ISS -. Questo grazie alla maggiore diffusione degli screening e ai progressi nella cura». La maglia nera spetta all'Europa orientale mentre in qualche caso il divario tra l'Est e l'Ovest si è ridotto rispetto al passato. Ma anche in Europa occidentale ci sono Paesi dove la sopravvivenza è inferiore alla media: Regno Unito e Irlanda.
In questo scenario l'Italia, insieme a Portogallo e Spagna, è tra le nazioni dove l'esercito dei sopravvissuti è più corposo. Livelli elevati si riscontrano anche nei Paesi nordici (ad eccezione della Danimarca) e in Austria, Belgio, Francia e Paesi Bassi. Si vive di più, in generale, rispetto al passato per il tumore della prostata, del retto e linfoma non–Hodgkin. «Le ragioni delle differenze geografiche spesso non sono semplici da rintracciare - spiega Milena Sant, medico e ricercatrice dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. E non sempre a maggiori investimenti in sanità corrisponde una migliore sopravvivenza».
Il vero regalo di Natale sono invece i dati relativi ai pazienti oncologici nella fascia 0-14 anni. A 5 anni dalla diagnosi in Europa ce la fa il 79 per cento dei bambini con un aumento percentuale del 3 punti rispetto al passato. «In Europa orientale si è passati dal 65 per cento nel periodo 1999-2001 al 70 nell'arco 2005-2007 - sottolinea Gemma Gatta, dell'Istituto Tumori di Milano -. Ma ci sono ancora grandi differenze in Europa.

Il rischio di morte è comunque diminuito in media del 4-6 per cento all'anno». Nonostante i progressi, però, i piccoli che riescono ad avere la meglio sul cancro al sistema nervoso centrale sono ancora solo il 58 per cento.

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