Maroni molla Roma e lancia il ticket con Cattaneo

Il candidato governatore nessun "paracadute" in Parlamento. E vuole come vice il leader dei Formattatori del Pdl

Maroni molla Roma e lancia il ticket con Cattaneo

Milano - Il giovane sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo è l'uomo del Pdl che la Lega vorrebbe a fianco di Roberto Maroni nel ticket elettorale che darà la scalata alla Regione Lombardia e che diventerebbe il suo vice in caso di vittoria. Lo ha chiesto a Silvio Berlusconi e ad Angelino Alfano lo stesso segretario del Carroccio che ieri ha confermato di aver suggerito ai vertici del Pdl la scelta di «un giovane capace e con esperienza di governo sul territorio, quello che manca al candidato di centrosinistra Umberto Ambrosoli».
Nulla ancora di ufficiale, ma uomini vicini a Maroni confermano che il nome giusto sarebbe proprio quello di Cattaneo. Trentatré anni, una laurea in ingegneria elettronica, è il leader dei Formattatori, i giovani del centrodestra che hanno lanciato la battaglia delle primarie e del rinnovamento anagrafico del partito. Bollori rientrati con il ritorno in campo di Silvio Berlusconi, ma i sondaggi riservati condotti dalla Lega in questi giorni avrebbero confermato che potrebbe essere proprio lui l'amministratore giusto, nuovo per la politica e con competenza amministrativa, da affiancare all'immagine di un ministro credibile come è considerato dagli elettori Maroni. Nulla in via Bellerio contro Mariastella Gelmini, data da tempo come candidata a far coppia con Maroni, ma lei stessa non sarebbe troppo convinta di un impegno in Lombardia, anche se le sarebbe stato comunque promesso un seggio in parlamento. L'altro nome è quello del coordinatore regionale Mario Mantovani, ma anche per lui è pronto un seggio al Senato.

Comunque andrà a finire, anche questa è una testimonianza di come ormai nel centrodestra si respiri aria di possibile vittoria. Tanto che lo stesso Maroni ha ieri annunciato che non si candiderà a Roma, «ma solo in Regione Lombardia, senza paracadute». Una questione di «coerenza e serietà». A Roma sarà invece candidato il segretario lombardo Matteo Salvini che in campagna elettorale guiderà una pattuglia di giovani leghisti. Ma in caso di vittoria tornerà in Lombardia per ricoprire un ruolo di rilievo in Regione. E ieri dopo aver presentato il suo libro a Melegnano, Maroni ha commentando il sondaggio del Corriere che lo vede di tre punti davanti ad Ambrosoli: «È una buona notizia: dobbiamo vincere perché questa sinistra è pericolosa». Perché «Bersani mi preoccupa molto quando dice di voler partire dagli immigrati, dando loro la cittadinanza il primo giorno di governo. Io invece voglio partire dai lombardi, garantire un posto di lavoro a chi non ce l'ha e soprattutto tenere qui il 75 per cento delle tasse: per questo ho fatto l'accordo con il Pdl». E nemmeno l'ipotesi di un pareggio al Senato per poter condizionare il prossimo governo sembra invogliarlo. «Non mi interessa, io voglio vincere in Lombardia per fare la macro regione che può condizionare il governo dal Nord. Mi interessa meno quello che succede a Roma». Parole da campagna elettorale.

Pronunciate per galvanizzare i suoi in un momento di grande ripresa per un Carroccio che solo quest'estate sembrava dover deragliare. Perché anche Maroni sa benissimo che sparire dal Parlamento significherebbe per la Lega sparire dalla politica. E lasciare il Nord senza voce.

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