Il Carroccio sbanda però resta in campo

I padani di Maroni dimezzano i voti ma resistono. E già iniziano le manovre per scegliere il successore

Il Carroccio sbanda però resta in campo

Milano - Roberto Maroni è rimasto chiuso nel suo ufficio e aspetta oggi per parlare. Al Senato la Lega in Lombardia scende al 14 per cento, l'11 in Veneto quando alle politiche del 2008 era il 27,1 (arrivando al 35,15 alle regionali del 2010). Il 4,3 a livello nazionale, lontano dall'8,6 del 2008. Il Carroccio arretra parecchio e paga gli scandali dei diamanti, degli investimenti in Tanzania e dei soldi alla Bossi family, ma a salvarla potrebbe essere Maroni che ha scelto di ricomporre la grande alleanza del centrodestra con Silvio Berlusconi e la decisione choc di preferire l'assalto a Palazzo Lombardia alla solita pattuglia di parlamentari da mandare a bivaccare a Roma. La città eterna che ha sempre finito per sedurre i leghisti a forchettate di amatriciana, rispedendoli indietro a mani vuote. E non è un caso che Maroni non si sia nemmeno candidato al Parlamento, affidando il suo destino unicamente alla conquista della Lombardia.

«Vota sano, vota Alberto da Giussano» il motto che ha percorso il web nei tempi della Lega 2.0 che proprio in Lombardia grazie al traino del candidato governatore leghista ha retto all'urto della protesta grillina. Meno bene è andata nel Veneto, scosso dalla ribellione dei bossiani al nuovo corso dei barbari sognanti maroniani, accusati di un'epurazione che non ha fatto prigionieri. Anche se a smentire le voci di una secessione guidata da Flavio Tosi che si vorrebbe a capo di un movimento di amministratori locali ribelli, è arrivato ieri lo stop del sindaco di Verona. «Maroni è diventato segretario lo scorso luglio - le sue parole - e se in Lombardia vinciamo, ha anche indovinato la strategia. Quindi, negli interessi della Lega, sarebbe meglio restasse segretario». Un rilancio rispetto alle dichiarazioni di Maroni che vuol lasciare il partito in mano a un giovane (magari Matteo Salvini), sia in caso di vittoria che di sconfitta. Ma di questo si comincerà a parlare da oggi, quando si sarà capito se la Lega sarà riuscita ad aggiungere anche la Lombardia a Veneto e Piemonte per dar vita a quella macroregione del Nord in grado di competere con i colossi europei. Il grande sogno di Gianfranco Miglio, il professore che Maroni ha preteso di ricollocare nel pantheon leghista.

«Questa affermazione del centrodestra è un risultato importante in regioni che al Senato erano date per perse - ha spiegato il vice segretario della Lega Giacomo Stucchi - Poi c'è stato il flop della Lista Monti: i cittadini hanno dimostrato di preferire chi è più pragmatico e non chi ha avuto un atteggiamento vessatorio».

Pronto alla resa dei conti è invece Massimo Bitonci che sfidò Tosi per la segreteria veneta: «Un dato per la Lega molto negativo, inutile far giri di parole. Si apre una riflessione e se i militanti lo vorranno sono favorevole a un nuovo congresso». Mentre Salvini pensa alla possibile vittoria di oggi in Lombardia: «Mi tocco le biglie. E ci credo».

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