Dal Cav a Monti: due governi, stesso spread

Il differenziale tra Btp e Bund ha causato la caduta di Berlusconi. Ma la ricetta dei tecnici contro gli speculatori è fallita. Secondo Brunetta la situazione è destinata a peggiorare

Dal Cav a Monti: due governi, stesso spread

Milano - Lo spread tra Btp e Bund potrebbe ancora allargarsi su livelli ben superiori a quei 553 punti raggiunti nei giorni precedenti le dimissioni del governo Berlusconi. «Abbiamo rimesso insieme tutti gli elementi per una tempesta perfetta», ha commentato Renato Brunetta, economista e coordinatore dei dipartimenti del Pdl, in un dossier della Free Foundation. Il ragionamento del deputato del Pdl si fonda su due argomentazioni: una di natura estremamente tecnica e l'altra strettamente connessa al ciclo macroeconomico e alle soluzioni politiche (finora insufficienti) per tamponare il clima recessivo.

L'aspetto tecnico si sostanzia in un'analisi dettagliata del grafico che rappresenta il differenziale del rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi (vedi a fianco). L'andamento del bimestre settembre-ottobre 2011 (precedente la crisi di governo) è «assolutamente sovrapponibile» con quello marzo-aprile 2012. Entrambi i periodi sono stati caratterizzati da una tendenza rialzista inarrestabile (nel gergo degli analisti si chiama «canale») che si è consumata in un tempo molto breve: da quota 290 punti si è giunti ben presto in area 440. E, soprattutto, entrambe le fasi sono culminate con un significativo rialzo dello spread (lunedì scorso si è arrivati a un passo dalla fatidica soglia dei 500 punti). Infatti, la media dei differenziali dagli inizi di novembre alla metà di dicembre ha raggiunto valori analoghi a quelli registrati negli ultimi due mesi (468 punti base contro 448).

Bisogna ricordare, poi, che in questi ultimi otto mesi si è registrato solo un momento di «grazia» della febbre da spread: tra metà dicembre e metà marzo quando si è raggiunto il minimo del 2012 a quota 278. Il motivo è presto spiegato: le due aste di finanziamento a lungo termine della Bce che a dicembre e a febbraio ha prestato agli istituti europei oltre mille miliardi di euro (255 dei quali sono finiti nelle nostre banche). Quell'immissione di liquidità ha consentito proprio alle banche di comprare i nostri titoli di Stato per realizzare un facile guadagno lucrando sulla differenza tra il tasso del prestito Bce (l'1%) e quello dei Btp ormai costantemente sopra il 5 per cento. «Gli effetti però sono stati temporanei», ha osservato Brunetta perché, terminata l'ondata di acquisti, i valori sono tornati sui soliti livelli.

Questa considerazione ci conduce al problema di natura politica. Lo scudo anti-spread, fortemente voluto dal premier Monti, avrebbe la stessa caducità delle maxi aste della Bce e non eliminerebbe il problema. Anzi, la situazione è destinata ad aggravarsi tenuto conto che tanto il presidente della Bce, Mario Draghi, quanto il direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, hanno previsto un ulteriore peggioramento della recessione economica non solo in Eurolandia ma anche negli Stati Uniti e nei Paesi emergenti.
La media degli spread, infine, rappresenta la base per prevedere l'esito delle prossime aste dei Btp sul mercato primario e anche l'aumento del costo degli interessi sul debito pubblico.

La crisi, inoltre, non consentirà un miglioramento dei fondamentali macroeconomici inducendo gli investitori a non scommettere sull'Italia. Ieri lo spread è leggermente sceso a quota 478 punti, ma lo scenario attuale prefigura proprio le condizioni per quella «tempesta perfetta» che si sarebbe voluto evitare.

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