Nel calcio si parla di “remuntada”, in politica si spera sempre nella “rimonta”. Ci sperava la sinistra anche questa volta in occasione delle Regionali in Abruzzo. Ma il sogno di poter ripetere l’impresa sarda si è infranto dopo che è uscita la seconda proiezione che dava Marsilio avanti di 9 punti.
È finita +7 per il centrodestra, ma i leader del centrosinistra ci credevano e Repubblica prefigurava scenari atroci per Giorgia Meloni. Stefano Capellini, solo pochi giorni fa, parlava di una “destra impaurita in Abruzzo” e si diceva convinto che la realtà potesse “smontare il racconto della Meloni”. Elly Schlein, Giuseppe Conte e la premiata ditta del “campo largo” erano convinti che, grazie “all’effetto Todde”, avrebbero potuto vincere. Winpoll attribuiva solo il 50,4% di consensi per Marsilio. “In quelle settimane davamo il governatore uscente al 51%. Alla fine, ha il 53%, una differenza di due punti che rientra nel margine statistico di errore. Non siamo riusciti a rivelare i dati dei Comuni più piccoli dove il centrodestra è più radicato”, spiega oggi Federico Benini, fondatore di Winpoll, fermamente convinto che una rimonta in questi mesi ci sia effettivamente stata. “Non è stata una battaglia all’ultimo voto, ma non c’è stata neanche una vittoria schiacciante da parte di Marco Marsilio, governatore uscente che appartiene al primo partito d’Italia”, osserva il sondaggista. Ad ogni modo, la rimonta non si trasformata in “sorpasso”, come molti speravano.
Un evento che, Sardegna esclusa, non è avvenuto quasi mai eppure ogni campagna elettorale del centrosinistra è caratterizzata dalla sensazione di poter rimontare lo svantaggio. È successo in Abruzzo così come era successo nel Lazio e in Lombardia alle ultime elezioni Regionali. Il 12 gennaio 2023 il quotidiano La Notizia titolava: “Majorino in rimonta su Fontana. Partita aperta in Lombardia”. Esattamente una settimana dopo Il Fatto Quotidiano, riportando un sondaggio pubblicato da Fanpage, azzardava questo titolo: “Sondaggi Regionali Lombardia, Fontana quattro punti davanti a Majorino. Moratti ne perde tre. M5s e Pd in crescita, cala Fdi”. Carlo Cottarelli ne era sicuro: “Majorino può farci la sorpesa”. Risultato? Le elezioni regionali lombarde del 12-13 febbraio finirono con un nettissimo 54,7% a 34% per il governatore uscente Attilio Fontana. Lo stesso spettro della rimonta venne agitato anche nel Lazio dal candidato del centrosinistra, l’ex assessore alla sanità Alessio D’Amato, che dichiarava con convinzione:“Rocca vince nei sondaggi, noi le elezioni”. Risultato? Il medesimo della Lombardia: il centrodestra vinse anche qui con venti punti di scarto (53 a 33 per Rocca). In verità, secondo il decano dei sondaggisti Renato Mannheimer, non si può parlare di rimonta neppure in Sardegna: “Quei duemila voti in più presi dalla Todde – dice - non erano significativi di un cambiamento”. Quella del centrosinistra è, dunque, una tecnica comunicativa che “viene usata – sottolinea Mannheimer - non solo per mobilitare l’elettorato, ma anche gli stessi leader in campo che si autoconvincono di poter vincere e danno il meglio di sé”. È dello stesso avviso anche Carlo Buttaroni di Tecné: “La parola “rimonta” fa parte della comunicazione politica e del marketing politico, ma non dell’analisi dei dati oggettivi. In Abruzzo solo il centrodestra è cresciuto di 30mila voti”.
Ma di “rimonta” ne ha parlato anche Enrico Letta in occasione del discorso conclusivo per le Politiche del 2022. E, prima di lui, nel lontano 2001 Francesco Rutelli ci costruì un’intera campagna elettorale: “Rutelli: ‘Il sorpasso è vicino’”, titolava La Stampa il 2 febbraio 2001.“Rutelli: ‘Partita aperta, è cominciato il sorpasso’”, gli faceva eco La Repubblica il 3 maggio 2001.
“Partendo del presupposto che quando dici che stai rimontando ammetti che sei sotto è bene, comunque, parlare di rimonta”, osserva Livio Gigliuto dell’Istituto Piepoli che spiega: “Bisogna tener conto che c’è un pezzo di elettorato che tende ad astenersi perché è poco motivato ad andare a votare perché ritiene che la propria parte politica sia già sconfitta in partenza”. E conclude: “Detto ciò, questa strategia funziona solo marginalmente tanto per mobilitare l’elettorato già schierato a sinistra ma non gli indecisi. Non è un effetto che può stravolgere il risultato delle elezioni”.
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