"Ciao Calenda". Azione si dissolve anche a Rimini

Nonostante i pomposi proclami, il partito continua a perdere pezzi. A Rimini sono arrivate le dimissioni del direttivo: "Se non si ascolta la base, non si va da nessuna parte"

"Ciao Calenda". Azione si dissolve anche a Rimini
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Ha cambiato tre volte alleato, ha litigato con tutti e continua a sostenere di avere la verità in tasca. Nonostante i soliti pomposi proclami, non è un bel momento per Azione e per il suo leader Carlo Calenda. Sconfitto nettamente alle ultime politiche, il partito lanciato dall’ex titolare del Mise ha rotto con Italia Viva e nelle ultime settimane ha dovuto fare i conti con numerosi addii. Diversi politici nazionali e locali hanno salutato per passare dalla parte di Renzi: dalla deputata Naike Gruppioni alla consigliera regionale in Emilia-Romagna Giulia Pigoni, passando per il segretario fiorentino Franco Baccani. Ma non è finita qui: lunedì ha annunciato le sue dimissioni il direttivo di Rimini, in protesta contro la guida di Calenda.

Dopo le dimissioni di massa a Modena – città del braccio destro di Calenda, Matteo Richetti – anche la base di Rimini ha deciso di lasciare Azione al suo destino. “Abbiamo tirato la carretta per quelli che sono oggi ai vertici regionali e che, anche grazie a noi, oggi hanno un posto in Parlamento”, l’esordio in una lunga nota pubblicata su Instagram, seguito dalla serie di perplessità circa le modalità con cui viene gestito il partito. Nel mirino i parlamentari di Azione, rei di comportamenti irrispettosi e inaccettabili: “I parlamentari - che oggi guidano l'Emilia Romagna ed ai quali in passato abbiamo rivolto le nostre istanze senza mai ricevere risposte e, talvolta, subendo imposizioni - hanno sconfessato senza mezzi termini le tue indicazioni. Nel territorio riminese abbiamo lavorato assiduamente, il gruppo si é ben amalgamato e ridurre il tutto al numero di tessere, come qualcuno ci ha rimproverato, sarebbe davvero mortificante”.

Ma non è tutto. Nel mirino della sezione riminese di Azione anche le modalità con cui è stata tollerata la fronda correntizia in danno del precedente segretario regionale Giulia Pigoni. L’atteggiamento di Calenda ha destato solo incertezza e disorientamento, questi sono i risultati:“In Emilia Romagna e in tutta Italia il partito sta perdendo pezzi e la spiegazione è semplice: se non si ascolta la base (che non è fatta di stupidi, tutt’altro) e si assecondano le spinte egemoniche di chi deve preservare il seggio, non si andrà da nessuna parte e le persone capaci e motivate andranno altrove o, peggio, smetteranno di fare politica”, il j’accuse degli ormai ex rappresentanti di Azione:“Accettare in silenzio gli ordini di scuderia non fa parte della nostra indole e, a ben vedere, non appartiene al DNA di Azione, che è fatta di persone consapevoli, con una forte ".

Le dimissioni di massa come logica conseguenza:“Le nostre strade si devono separare, perché non vediamo più alcuna possibilità di perseguire il progetto originario e, al contempo, non intendiamo in alcun modo sottostare alle imposizioni degli attuali vertici regionali”. Di questo passo Calenda rischia di rimanere da solo, con buona pace dei pomposi proclami.

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