Colbacco e salopette da sera: la femminilità è da maschi

Colbacco e salopette da sera: la femminilità è da maschi

«Oggi c'è una differenza relativa tra come si vestono gli uomini e le donne» esordisce Armani subito dopo la sfilata della sua collezione donna per il prossimo inverno non a caso intitolata Garçonne, maschietta. È un tema che nessuno conosce bene come Re Giorgio, la sua leggenda è cominciata proprio dall'incommensurabile capacità di rendere femminili elementi tipici del guardaroba maschile e viceversa.
Stiamo quindi per subissarlo di domande sui suoi nuovi pantaloni e sulle delicate giacche con doppio pannello semovente sul corpo delle ragazze, quando lui, a sorpresa, esclama: «Siamo nel 2013 e il gioco delle coroncine non torna più, quando mi dicono che i miei cappelli sono pesanti subito penso che lì sotto ci sono dei vestiti reali, mettibili dalla gente normale. La storia dello show ambientato nell'antica Bisanzio resta qualcosa che affascina le vostre pupille più o meno sveglie, ma una cosa è lo spettacolo, un'altra è fare moda che il pubblico vede, vuole, compra e indossa». Inevitabile a questo punto pensare che il nostro eroe ce l'abbia con Dolce & Gabbana. Armani conferma di aver pensato al magico duo ma smentisce di essere in polemica (meno male anche perché loro saggiamente non rispondono), vuole soltanto sottolineare la distanza siderale tra quelle che lui definisce «sfilate di nicchia» e la sua. «Siamo uno del marchi che vendono di più - conclude - il 70 per cento del nostro fatturato viene dall'abbigliamento, maschile e femminile in parti uguali». Dunque perché lamentarsi? Mistero. Inoltre se arrivassimo al modello unico anche nelle sfilate sarebbe da spararsi: ogni griffe deve raccontare la sua storia, possibilmente con un occhio al sogno e uno, di riguardo, alla realtà. Di solito Armani ci riesce benissimo, stavolta qualcosa s'inceppa nel meccanismo per cui solo rivedendo la sfilata in streaming utilizzando più volte il fermo immagine abbiamo capito che c'erano come sempre dei pezzi meravigliosi. Prima di tutto il cappello è un oggetto geneticamente modificato tra il berretto di lana che i rasta chiamano «tams», il colbacco russo e l'inconfondibile cappello afgano detto «pakol». Molto moderno e facile da portare. Poi c'è un cappotto di maglia nero con interno bluette che è la quintessenza del comfort senza cedimenti sul fronte dell'eleganza. Pantaloni e giacche sono inevitabilmente perfetti e troviamo squisitamente chic anche la blusa in seta plissettata sotto alla discutibile salopette da sera che lo stesso Armani definisce «un modello che non tutte possono portare». In compenso tutte le donne di buon gusto vorrebbero indossare i sublimi modello da sera tipo il gilet candido arrotondato dietro sui pantaloni di velluto nero, l'abito a colonna con grande fiocco di cristalli e il bustier di jais nuovamente accostato ai calzoni neri, colore-principe di una collezione molto severa.
Massimo Rebecchi punta su una figura di donna come Mary Poppins per comporre con mano lieve e decisamente felice un'immagine da it girl stile Alexa Chung, presentatrice televisiva e blogger inglese oltre che collaboratrice del British Vogue.

Non abbiamo il bene di sapere come si veste la signorina, ma certo la donna di Rebecchi è molto chic con pantaloni e gonnelle a disegni cravatteria nelle tinte del sottobosco. Strepitoso il punk incrociato al grunge da Fausto Puglisi, giovane e talentuoso designer di origine siciliana prossimamente in scena a Parigi come designer di Ungaro.

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