Consulta, la sinistra prova a restare unita: non parteciperà al voto

Due ipotesi in campo: rimanere fuori dall'Aula oppure entrare ma senza ritirare la scheda per il voto. Il centrodestra tira dritto e punta su Francesco Saverio Marini

Consulta, la sinistra prova a restare unita: non parteciperà al voto
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È in programma domani, alle ore 12.30, la riunione del Parlamento in seduta comune per l'elezione del giudice costituzionale chiamato a sostituire Silvana Sciarra, cessata dal mandato quasi un anno fa. Sono ore febbrili, soprattutto per l'opposizione. Il centrodestra, infatti, punta a eleggere il suo candidato, ossia Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico del premier Giorgia Meloni. Una scelta bocciata dalla sinistra, che almeno sulla Consulta prova a non andare in ordine sparso come accaduto per il cda della Rai. A meno di sorprese dell'ultimissima ora e salvo scelte individuali in dissenso, i compagni non parteciperanno al voto.

La strategia verrà definita meglio nel corso delle prossime ore, ma la strada sembra tracciata. Emblematica la nota diffusa pochi minuti fa da Italia Viva: "In accordo con le opposizioni la scelta di Italia Viva è quella di non partecipare al voto per l'elezione del giudice della corte costituzionale". Quando accaduto sul dossier Rai è "una figura da imbecilli che domani bisogna evitare", il commento perentorio di Carlo Calenda. Sono due le ipotesi in ballo: restare fuori dall'Aula oppure entrare ma senza ritirare la scheda del voto. Quest'ultima strada risponderebbe alla necessità di mettere in evidenza"la gravità della scelta del governo di procedere a una forzatura eleggendosi da solo il giudice di un supremo organo di garanzia".

In attesa di ulteriori conferme, la sinistra prova a restare unita sul dossier Consulta - domani mattina alle 9 si terrà un'assemblea congiunta dei gruppi di Camera e Senato del Pd, solo dopo la fumata bianca definitiva - mentre il centrodestra serra i ranghi. I partiti che sostengono il governo Meloni puntano a quota 363, ossia il quorum richiesto per l'elezione del giudice costituzionale. La base di partenza è 360: i 355 parlamentari di Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati, a cui dovrebbero aggiungersi Lorenzo Cesa e Antonino Minardo, formalmente iscritti al Misto della Camera, e Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini e Giusy Versace, uscite recentemente scappate da Calenda. Mancherebbero dunque tre voti: possibili candidati l'ex meloniano Andrea De Bertoldi e Francesco Gallo, eletto con la lista di Sud chiama Nord.

"L'elezione del giudice costituzionale mancante oramai da parecchi mesi, dopo sei votazioni infruttuose, dovrebbe suggerire a tutti di dare seguito domani all'esortazione del Presidente della Repubblica che, in occasione della cerimonia di consegna del 'Ventagliò da parte dell'Associazione stampa parlamentare, ebbe ad affermare: 'non so come lo si vorrà chiamare: monito, esortazione, suggerimento, invito. Ecco, invito, con garbo ma con determinazione, a eleggere subito questo giudice'", la puntualizzazione di Fratelli d'Italia.

Così in una nota i capigruppo alla Camera e al Senato, Tommaso Foti e Lucio Malan: "Un'elezione tanto più urgente solo che si pensi che altri tre giudici di dicembre saranno in scadenza a dicembre, con il rischio di una Consulta composta solo da 11 membri effettivi".

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