
Nell'ultima settimana il ristorante di Carlo Cracco e la Galleria Vittorio Emanuele II a Milano sono divenuti teatro di una serie di proteste da parte di attivisti di Ultima generazione. Si è passati dagli striscioni, al versamento di passata di pomodoro sulle verande del ristorante, al sit-in con escalation fino alla denuncia contro Cracco.
Gli attivisti pretenderebbero che lo Chef stellato si trasformi in Caritas una volta a settimana.
Il giovedì sembrerebbe il giorno per offrire i suoi pasti in forma gratuita a chi non può permettersi una prenotazione. Non si discutono le buone intenzioni su una disparità economica che nel nostro paese, come i tutti i paesi, è sotto gli occhi di tutti e che è purtroppo crescente.
Lo scorso sabato osservavo con dolore pensionati che al termine dei mercati rionali rovistavano tra le cassette di legno accatastate per raccattare scarti di frutta e verdura pochi minuti prima dell'arrivo della nettezza urbana.
Ma non è certo Cracco la causa di tutto questo. Un imprenditore che produce reddito, che fa girare l'economia che attrae
e valorizza l'Italia attraverso l'alta cucina non può e non deve divenire in alcun modo mezzo e strumento di visibilità per atti dimostrativi insensati.
Mettiamo fermi alcuni punti. Cracco come altri ristoranti stellati sostengono una filiera che valorizza spesso prodotti locali e piccoli produttori. Genera lavoro, reddito, tasse attraverso un libero mercato dove esiste una domanda di alta cucina ed esiste una offerta. Lo stesso attivista ha un occhio bendato e, superficialmente, non ne vede il ruolo economico nel sistema e non solo, aggiungerei il ruolo culturale. Direi la stessa identica cosa ad esempio per la Ferrari dove aggiungerei anche ricerca ed innovazione tecnologica per differenziarla da quella degli Chef.
Nel 2023 i clienti dei ristoranti stellati in Italia sono 2,4 milioni con benefici indiretti sui settori dell'ospitalità, del commercio, dei servizi locali. La ricerca Taste tourism presentata a Torino in occasione dei festeggiamenti dei 70 anni della Guida Michelin ha quantificato che ogni ristorante 1 Stella Michelin genera benefici diretti sul territorio pari a 805 mila euro circa l'anno, quelli con 2 Stelle arrivano a 2 milioni e mezzo, che salgono a 6 milioni e mezzo con i tre Stelle.
L'utilizzo di Cracco in questo caso come altre azioni del passato da parte di questi attivisti sembrano più un'ossessione di visibilità che un modo costruttivo ed organico per sensibilizzare al problema. Un gesto simbolico inutile perché' non aiuterà ad aumentare salari, contenere affitti ed abbassare prezzi di latte, pane o pasta. Un gesto non strategico.
Una persona con una ampia visibilità costruita con il suo costante lavoro, la sua reputazione può' essere un alleato giusto influenzando il dibattito pubblico sulla sostenibilità, sulla difesa dei piccoli produttori, sul ruolo del cambiamento climatico e la qualità di quello che mangiamo, sulla giustizia alimentare. Un'ultima considerazione.
L'economia che
gira attraverso questo questi sistema genera risorse che sostengono le Stato in ultimo la nostra scuola, la nostra sanità, le nostre pensioni etc. Un paese ricco riesce ad aiutare gli ultimi.Quindi Cracco si, scrocco no.
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