
Dr. Feltri,
«A Torino si potranno segnalare casi di islamofobia: è la prima città in Italia», titolava la Repubblica il 14 marzo. E aggiungeva: «Il piano sottoscritto da Comune, Città metropolitana e Comitato Interfedi». Ma che cosa vuole il Sindaco Pd di Torino? Posso fare altrettanto io donna quando mi sento controllata, guardata in malo modo, spogliata quando corro, oggetto a volte di apprezzamenti non troppo simpatici? Perché non tutti, ma tanti musulmani trattano le donne in malo modo e ancora pochi giorni fa ho avuto a che fare con due corrieri marocchini. La smetta la sinistra di fomentare odio. E poi a chi segnalano questa islamofobia? Posso segnalare l'italianofobia? Io amo la mia terra, l'Italia, e non sopporto più di vederla demolita, svenduta da una sinistra cieca che pensa soltanto agli stranieri e agli lgbt. E basta!
Caterina Succi (sua grande lettrice)
Cara Caterina,
è alquanto preoccupante che, in nome di valori quali la tolleranza, l'inclusione, la non discriminazione, sia stata di fatto introdotta e istituzionalizzata la delazione, che piace tanto ai comunisti, contro chiunque venga ritenuto colpevole di non essere abbastanza amichevole, accogliente e rispettoso nei confronti di chi è islamico. Ad ognuno di noi può accadere di essere quindi incriminato e segnalato per islamofobia, dal momento che l'ipotesi di reato è vaga e potrebbe esso configurarsi in varie circostanze, a seconda della sensibilità di chi pretestuosamente potrebbe dirsi «ferito» o «insultato» da una parola, da una opinione, da uno sguardo, quantunque privi di malizia e di cattiva fede.
L'iniziativa dell'amministrazione di Torino costituisce un affronto alla libertà nonché un passo in avanti verso l'affermazione di un sistema oscurantista come quello in vigore nei Paesi islamici, dove la legge, così come la conosciamo, non esiste bensì esiste la Sharia. Insomma, gli extracomunitari di fede islamica, liberissimi di professare il loro culto che rispettiamo, possono chiamarci «infedeli», calpestare le nostre norme, insultarci, definirci «razzisti», attaccarci, estrinsecare disprezzo e ingratitudine verso il Paese che li ha accolti e nel quale vivono, deriderci per i nostri costumi, ma anche accoltellarci in nome del loro Dio, organizzare attentati contro di noi, e non essere reputati rei di cristianofobia o di avversione contro l'Occidente e l'Italia e il popolo italiano, mentre noi, se sosteniamo che il velo andrebbe abolito o che le moschee abusive andrebbero sigillate o che la festa del sacrificio, in cui vengono sgozzati migliaia e migliaia di ovini, rappresenta una celebrazione barbara e primitiva, non sfuggiamo alle accuse di razzismo, islamofobia, xenofobia e discriminazione razziale.
Ecco la ricetta perfetta per uccidere una civiltà. E a Torino si portano avanti e la trasformano in provvedimento amministrativo, in regola, in prassi con la pretesa, oltremodo folle, di convincere la collettività di agire per il bene, ovvero in difesa di alti principi di giustizia sociale e di democrazia.
E qui dovrebbe intervenire la Procura, per arginare questa deriva illiberale e tale fanatismo ideologico, il quale rischia di accendere un conflitto sociale già latente in una città multiculturale e multietnica dove, oltre al dilagare del fenomeno delle babygang composte da immigrati di seconda e terza generazione che se ne vanno a zonzo armati, ormai interi quartieri, proprio come a Milano, sono nelle mani di stranieri non disposti a riconoscere altra legge al di fuori di quella del Corano, che tuttavia non è un codice di diritto penale o civile né una carta fondamentale. Ed è sulla base di questo testo che essi giustificano la sottomissione della donna e altre pratiche inconcepibili per noi occidentali, contrari alla morale e al diritto, come infibulazione, matrimonio precoce e forzato, imposizione del velo, anche integrale, per non parlare dello stupro collettivo, adoperato quale mezzo di punizione della donna che osa ribellarsi. Anziché pretendere che i nostri ospiti si adeguino e osservino le nostre norme, noi ci inventiamo metodi bizzarri, come ha fatto il Comune di Torino, per sottometterci ulteriormente, creando un clima di sospetto, di paura, di censura e di persecuzione nei confronti di chi islamico non è e che per ciò stesso potrebbe essere islamofobico.
Siamo alla frutta.
Eppure la cristianofobia, ossia l'avversione pregiudiziale manifestata nei riguardi del cristianesimo e di chi lo professa, mediante atti di intolleranza, discriminazione e vessazioni, è il vero cancro che si espande nel mondo e anche nel seno dell'Europa, dove troppo spesso assistiamo ad attentati
volti a macellare, in casa loro, coloro che sono cristiani in quanto cristiani. Accade quasi quotidianamente. Ma noi siamo troppo presi dai nostri deliri ideologici per accorgerci che non siamo i carnefici bensì le vittime.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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