Dior a gonna larga e vita stretta Ma senza magia

Dior a gonna larga e vita stretta Ma senza magia

ParigiCinquantasei modelli, tre fantasie, una sola forma e pochissima magia. Si può descrivere così la collezione Dior del prossimo inverno presentata ieri a Parigi da Bill Gaytten, un onesto e timidissimo signore di 52 anni che per 23 anni è stato assistente dell’indimenticabile John Galliano licenziato in tronco per antisemitismo. Da 12 mesi esatti Bill deve sostituire John e non deve essere affatto facile anche perché ogni due per tre si fanno i nomi di nuovi candidati: da Marc Jacob che avrebbe rinunciato perché trova anacronistica la couture (in realtà pare abbia chiesto cifre astronomiche) a Raf Simons che sarebbe rimasto con un pugno di mosche in mano per uno sbagliato gioco al rialzo dell’ultima ora. Su quest’ultimo che il popolo della moda voterebbe all’unanimità, Sidney Toledano, presidente e amministratore delegato di Dior risponde: «Raf Simons chi?». Quindi glissa anche sugli altri due papabili (Haider Ackerman e Stefano Pilati), dice che questa è una grande maison per cui bisogna procedere con i piedi di piombo e poi invita a dare un’occhiata agli ottimi risultati di vendita ottenuti da Gaytten. Definire una collezione commerciale è come dire che una ragazza ha dei begli occhi: il minimo sindacale per non ucciderla. Eppure è la sola cosa che viene in mente davanti a quei semplici vestiti con la gonna a ruota spesso plissettata ed evidentemente ispirata al mondo della danza classica. Sopra c’è quasi sempre una versione più morbida e arrotondata della mitica giacca Bar inventata nel 47 da monsieur Dior e rielaborata in seguito da Galliano. Per i colori si spazia dal rosa cipria al nero passando per fragola, amaranto, blu di Prussia e grigio chiaro: di tutto. Certo, si venderà più facilmente di certe assurde creazioni battezzabili come «Il cinese sul Golgota» oppure «La barbona dei quartieri alti». Ma la moda dovrebbe essere un po’ più magica e soprattutto far sognare. Del resto in questo circo di pazzi ormai siamo costretti a divertirci con le gaffe. La più clamorosa riguarda sempre Dior: una ventina di addetti ai lavori dell’eleganza hanno ricevuto l’invito per il ballo che la maison offrirà domani sera per festeggiare l’alta gioielleria disegnata da Victoire de Castellane. Subito dopo è arrivata la telefonata con cui venivano cordialmente disinvitate: «Butta via il cartoncino, per favore, devo cancellare 20 nomi dalla lista». Più educata anche se sempre surreale la vicenda dell’invito alla sfilata di Stella McCartney con accluse girandole incendiarie che la direzione dell’Hotel de Ville giudica pericolose e vieta di portare con sé. Invece per il debutto delle gemelle Barbara e Lucia Croce alla direzione creativa di Vionnet, Matteo Marzotto, mente finanziaria della rinascita di questo storico brand, sceglie la formula delle mini sfilate a ciclo continuo. Dei 36 capi presentati ci restano in mente soprattutto gli abiti da sera con l’inconfondibile cinturetta entre deux e un magnifico cappotto grigio con sfondo piega e pannelli beige. Interessante il lavoro dello staff stilistico di Margiela sui gesti quotidiani tipo mettersi le mani in tasca e rialzare il colletto per proteggersi dal gelo. Così gli abiti hanno la forma di una giacca con le maniche cucite nelle tasche per cui le braccia escono nude da sotto, mentre giacche e cappotti hanno colli ingigantiti e naturalmente alzati. Formidabili gli accessori. Si comincia dai gioielli creati da Delfina Delettrez con l’idea di mescolare le statue di Canova, l’architettura di Piranesi, la metafisica di De Chirico e il barocco delle chiese di Roma.

Si finisce inevitabilmente con le scarpe: dalle classiche sneaker Interactive di Hogan pensate per la sera da Karl Lagerfeld alla deliziosa collezione Pollini disegnata da Nicholas Kirkwood, un matto col botto che rende la pelle più pregiata identica alla gomma e al metallo degli stivali da lavoro.

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