Il sindaco censura i manifesti anti-tedeschi

I cartelloni Idv che accusano la Germania allarmano il primo cittadino di Abano Terme: "Turbano i turisti". Il partito fa ricorso al Tar ma perde

Il sindaco censura i manifesti anti-tedeschi

Anche questa è l'Italia dei sindaci, dell'unica Italia politica che ci rivendono come ancora seria, attendibile, salvabile. Sui giornali veneti sta dilagando l'epopea di Luca Claudio, primo cittadino di Abano Terme, classe 1971, trascorsi pidiellini, eletto nel 2011 con una lista civica di centrodestra. Quest'uomo è il geniale ispiratore, nonché orgoglioso firmatario, della più imbarazzante ordinanza di quest'ultimo scorcio della nostra storia repubblica, che pure ne ha viste: in data 19 aprile, ha mandato gli addetti comunali ad oscurare con vernice adeguata i manifesti elettorali esposti dall'Italia dei valori. Non manifesti abusivi, perché altrimenti non ci sarebbe notizia. E neppure razzisti o volgari, blasfemi o farneticanti, perché la notizia ci sarebbe ancora meno. Manifesti legittimi e manifesti normalissimi. Manifesti che nel resto del suolo italiano non scatenano particolari indignazioni: al massimo, solo indifferenza per un partito ormai in mestissimo declino. Ma per il sindaco termale sono vergognosi. Se non vernicia anche me, ripropongo per dovere di cronaca il disumano slogan: «Europei, non tedeschi».

Inutile spiegare il senso del messaggio: sarebbe offensivo per l'intelligenza media degli italiani. Eppure il sindaco si è sentito in dovere di annientare sul nascere questa campagna, perché potrebbe mettere a disagio i numerosi ospiti di estrazione germanica che soggiornano ad Abano. Ci muoviamo chiaramente ai confini della realtà. Ma siccome nelle vere commedie all'italiana le gag si susseguono a catena, va subito registrato uno sviluppo ancora più paradossale. All'Italia dei valori (diavolo, cos'è la politica italiana: un giorno ci si ritrova pure a difendere l'Italia dei valori), ai sopravvissuti del partito in dissoluzione che chiedevano al Tar un provvedimento di giustizia, lo stesso Tribunale amministrativo ha prontamente risposto sposando la causa del sindaco, spiegandone in modo ancora più articolato le sacrosante ragioni: «Il controverso messaggio per come formulato appare ragionevolmente (ma di tutti gli avverbi disponibili, proprio questo deve usare un Tar?, ndr) in grado di provocare disagio agli ospiti tedeschi che sono in forte presenza nella città di Abano, e quindi di pregiudicare la sicurezza urbana (?, ndr), che va intesa non soltanto in negativo come assenza di turbative sociali, ma anche in positivo come necessaria coooperazione tra le collettività locali, la cui sostenibilità va protetta ed incrementata dalle autorità».

In attesa che qualche maestra in pensione si metta la mano sul cuore e tenga corsi accelerati di italiano corrente ai Tar, un sincero evviva per la giustizia italiana. Con questo storico pronunciamento, facciamo finalmente chiarezza. Grazie alla censura di Abano, apprendiamo che una mattina qualunque un sindaco qualunque può alzarsi e decidere per i più svariati motivi di pitturare arbitrariamente del nero sui manifesti elettorali, quei simbolici pezzi di carta rimasti un sogno impossibile in almeno metà del pianeta, mentre nell'altra metà restano il segnale minimo e basilare della raggiunta democrazia. Certo nessuno può impedire che un sindaco si alzi la mattina con geniali idee. Le cronache locali ricordano come questo di Abano sia già finito al centro della polemica politica con altri colpi eclatanti, come la promozione delle terme gay-friendly e come la denuncia per istigazione al suicidio contro membri di governo, perché responsabili della crisi. In tutti i luoghi liberi un sindaco è libero di alzarsi come vuole, la mattina.

La cosa davvero inquietante è che ci sia un tribunale dello Stato subito pronto a dargli corda. Doveroso comunque riportare il commento del sindaco davanti alla sentenza del Tar: «Prevale il buonsenso!». Io lo trovo fantastico.

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