Elezioni, Grillo urla al golpe Schifani: «Riforma o fa l'80%»

Elezioni, Grillo urla al golpe Schifani: «Riforma o fa l'80%»

RomaChe Beppe Grillo fosse uno spauracchio per la Casta lo si era capito sin dai tempi del sabato sera. I suoi gloriosi Te lo do io intrattenevano col trucco. Prendeva per i fondelli l'America per poi spiegare che almeno lì qualcosa funzionava. Politica spicciola, ma pur sempre politica. E ora che il presidente Schifani ammette candidamente di premere per una legge elettorale che lo ingabbi, dal cabaret si passa alla guerra di logoramento. Mezza gaffe e carte in tavola. «Se non ce la facciamo - avvisa il presidente del Senato interpellato da quel volpone di Fiorello - altro che 30 per cento, Grillo arriva all'80...». C'è ottimismo e annuncia: «Vedo margini sufficienti per farmi pensare che a breve si arrivi a un'ampia intesa tra le forze politiche». Più chiaro di così: se salta anche l'ultima riforma, il voto popolare la travolgerà a favore dell'unico (populista) antisistema. Ma la larga intesa a Grillo sa di golpe.
La risposta non tarda ad arrivare. Beppe attacca dalle colonne del suo blog per spiegare agli italiani che il 42,5% utile a ottenere il premio di governabilità, contenuto nella bozza Malan di riforma della legge elettorale, equivale al colpo di Stato. «Napolitano e i partiti vogliono cambiare in corsa la legge elettorale un attimo prima della fine della legislatura dopo aver ignorato la questione dal 2006 - scrive l'ex comico - di fronte al colpo di Stato del cambiamento della legge elettorale in corsa e al tetto del 42,5 per cento per il premio di maggioranza per impedire a tavolino la possibile vittoria del M5S e replicare con il Monti bis, l'Unione europea tace». «Chissà - aggiunge - forse ci farà una multa per divieto di sosta a Montecitorio». Arriva, finalmente, al dunque. «La Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto ha sancito nel 2003 che gli elementi fondamentali del diritto elettorale, e in particolare del sistema elettorale, la composizione delle commissioni elettorali e la suddivisione delle circoscrizioni non devono poter essere modificati nell'anno che precede l'elezione, o dovrebbero essere legittimati a livello costituzionale o a un livello superiore a quello della legge ordinaria». Prima di salutare con il consueto «Ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere» regala l'ultima stilettata all'Ue. «L'euro è il dito, ma la Ue è la luna, la sua parte nascosta, di cui si sa nulla. L'italiano è più a conoscenza dei dibattiti del Senato americano che delle decisioni prese a Bruxelles. Forse perché non c'è molto da dire di un luogo che sembra un club Med, a un dolce esilio dei trombati come Mastella». In serata si becca le bacchettate di Bersani («Dice che si candida chi è stato candidato alle comunali ma non è stato eletto e ha già il timbro.

Lenin gli fa un baffo») e quella del candidato Api Tabacci: «Il problema non è la soglia che lui vorrebbe abbassare ma il premio. In Germania il premio non c'è, ognuno prende i seggi in proporzione ai voti e poi si fanno le alleanze per il governo. Grillo cosa vuole? Vincere avendo il 55% dei seggi con meno del 20% dei voti?».

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