Epifani insulta il centrodestra ma Letta fa ancora l'ottimista

Attacco al Pdl: "Irresponsabili". Il premier vuole andare avanti a tutti i costi e prova a bloccare l'aumento Iva. Saccomanni: "Alla fine troveremo un miliardo"

Epifani insulta il centrodestra ma Letta fa ancora l'ottimista

Roma - Alla fine sono ottimista. La stabilità ci sarà, ce la chiedono gli investitori». Il presidente del Consiglio Enrico Letta, dagli Stati Uniti, ha fatto una nuova professione di fede nella durata del governo. Poco dopo, a Roma, all'assemblea dei Parlamentari del Pdl si sono sfiorate le dimissioni in massa di deputati e senatori (oltre a quelle dei ministri) del centrodestra. Decisione che avrebbe portato a un'inevitabile fine del governo, alla quale il premier non ha voluto credere. Parlando all'assemblea dell'Onu ha fatto programmi di lungo termine, impostando il semestre europeo a guida italiana (dall'estate prossima). Poi ha difeso le scelte fatte fino ad ora, compresa quella dell'Imu che «non è stata una concessione a Berlusconi», ma una riforma nella quale ha sempre creduto. Altre ne seguiranno, assicura il premier.

La calma di Letta è un modo per dimostrare il metodo rimane quello indicato (o meglio concordato) con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: andare avanti a tutti i costi. «Faccio la mia parte fino in fondo», ha confermato ieri il presidente del Consiglio.

All'apparenza una risposta al Pdl. In realtà il fronte interno al Pd rimane caldissimo. Il segretario democratico Guglielmo Epifani ha definito l'assemblea del Pdl come una «prova di irresponsabilità nei confronti del Paese». Ma ieri Matteo Renzi è tornato a incalzare il «governo Letta-Alfano», che ha «un senso se fa le cose che servono all'Italia».

L'esecutivo ha alcuni dossier vicinissimi e importanti che sono la migliore polizza contro un cambio di guardia a Palazzo Chigi e, ancora di più, nuove elezioni. Intanto il passaggio di Telecom agli spagnoli poi l'Ilva. Entrambi i temi dovrebbero essere affrontati al consiglio dei ministri di domani insieme al decreto per riportare il deficit del 2013 sotto il 3% (per il governo è al 3,1% ma ieri il Fondo monetario internazionale ha calcolato il 3,2%, in teoria altri 1,6 miliardi da coprire) e finanziare il congelamento dell'aumento dell'Iva dal 21 al 22%. Il ministero dell'Economia continua a lavorare con un mandato preciso di evitare l'aumento. «Alla fine troveremo il miliardo di euro», ha annunciato il ministro Fabrizio Saccomanni. Ulteriore conferma delle mire a lungo termine di Letta.

La decisione è politica, ma la soluzione resta tecnica. Sono ancora da definire tutte le coperture. Perde quota - anche se rimane sempre in cima al menu della Ragioneria generale - un aumento delle accise che riguarda, oltre ad alcol e tabacchi, anche i carburanti. Le coperture non riguardano solo l'Iva. Serve, ha ricordato Pier Paolo Baretta, sottosegretario all'Economia, «un miliardo e 600 milioni per rientrare nel 3%, 400 milioni per le missioni militari, 1 miliardo per rinviare di tre mesi l'aumento Iva, ancora da stimare l'ultima coda della cassa integrazione, poi la copertura della seconda rata dell'Imu».

Per quanto riguarda le riforme strutturali, un pezzo di quella dell'Iva è nel disegno legge delega sul fisco che ieri ha incassato l'ok della Camera. Tra le altre cose, la delega recepisce la direttiva comunitaria, che prevede tra l'altro la limitazione del ricorso alle aliquote ridotte. Una preludio al passaggio di alcune merci dalle aliquote agevolate a quelle superiori.

Una risposta ai timori dei comuni ieri è arrivata con un decreto, firmato da

Angelino Alfano in qualità di vicepremier: «Ho appena firmato il decreto che attribuisce ai Comuni i soldi che compensano il mancato introito dell'Imu». Sono 2,3 miliardi. A Milano sono andati 73 milioni, 290 milioni a Roma.

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