Euro, storia di un imbroglio che adesso tutti ammettono

Dalle bugie su banche e spread fino alla bacchettata Usa inflitta alla Merkel, la verità è emersa: la moneta è finita ko per colpa della Germania e l'Italia è stata commissariata

Euro, storia di un imbroglio che adesso tutti ammettono

Come la nottola cara a Minerva spicca il suo volo la sera, così in questi ultimi tempi si concentrano gli outing rispetto a quello che è successo in Europa negli anni della crisi. Si intersecano ricordi, memorie, interpretazioni e si comincia a ricostruire, nella totalità e nella pienezza, quello che abbiamo chiamato il grande imbroglio. Andiamo con ordine, usando l'illuminazione di alcune parole chiave e di un approccio diacronico. Per dare un senso al tempo e alla concatenazione degli eventi, ma anche per dimostrare come l'imbroglio si sia costruito passo dopo passo, nell'indifferenza interessata di tutti. O quasi.

Deauville, 18 ottobre 2010

Tutto il masochismo folle della crisi finanziaria parte dalla dichiarazione di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy secondo cui, in caso di fallimento di un qualsiasi Paese europeo, le banche devono intervenire. Con il coinvolgimento dei creditori privati si crea la saldatura tra crisi finanziaria e crisi del debito sovrano. Le banche europee, nel calcolare il valore dei titoli di Stato in portafoglio devono scontare il rischio di fallimento dei Paesi, quindi svalutare, quindi ricapitalizzare, nel frattempo precipitare in borsa e vedere rarefarsi la liquidità, con il relativo credit crunch.

Deutsche Bank, giugno 2011

In Germania le banche cominciano a vendere titoli greci e dei Paesi dell'area euro, innescando un meccanismo folle: panico sui mercati, ma soprattutto aumento della domanda di Bund tedeschi considerati l'unico bene rifugio in Europa. Lo spread aumenta vorticosamente.

Bce, 5 agosto 2011

Lettera Bce al governo, mai successo prima, per «rafforzare il suo impegno alle riforme» e anticipare il pareggio di bilancio al 2013.

Roma, 13 agosto 2011

Manovra correttiva del governo Berlusconi per realizzare l'anticipo del pareggio di bilancio al 2013. Effetto cumulato (2011-2014): 60 miliardi, di cui 64% tagli, 32% maggiori entrate e 4% sviluppo.

Credit default swap, 13 settembre 2011

Esplosione dei Credit default swap (Cds), vale a dire quei contratti derivati che indicano quanto costa coprirsi dal rischio di fallimento di un Paese. Da 171 punti base si sale fino a 504 quando Barroso punta il dito contro l'Italia.

Roma, novembre 2011

Tutto precipita. Il 2 il presidente della Repubblica non firma il decreto «sviluppo» che realizza gli impegni presi dal governo con il Consiglio europeo e la Commissione europea. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si reca a mani vuote al G20 Cannes. Picco spread a 553 punti base. Mario Monti viene nominato senatore a vita. L'11 si dimette il governo Berlusconi. Il 16 c'è il giuramento del governo Monti. Stralci dal libro El dilema dell'ex premier spagnolo Luis Zapatero: «Nei corridoi di Cannes, il 3 e 4 novembre 2011 si parlava già di Mario Monti. (...) c'era un ambiente estremamente critico verso il governo italiano (...) ricordo la strenua difesa di Berlusconi che sottolineava la capacità di risparmio degli italiani (...) alla fine si raggiunse un compromesso, con il premier italiano che accettò la supervisione del Fondo monetario internazionale, ma non il salvataggio. (...) Tutto ciò costò caro a Berlusconi, che da lì a poco dovette dimettersi. Fu così che in Italia arrivò Mario Monti. Di cui, ripeto, già si parlava da tempo».

Spread, autunno-inverno 2011

L'andamento degli spread nell'area euro desta preoccupazione in Europa. Si adotta senza la linea tedesca per cui lo spread alto è conseguenza del comportamento poco rigoroso dei governi. Misure di politica «sangue, sudore e lacrime», senza considerare gli effetti recessivi. In realtà lo spread dipende soprattutto dal rischio break-up (implosione) dell'euro.

«Whatever it takes», 26 luglio 2012

A 8 mesi di distanza dal fatidico 9 novembre 2011 e dal picco a 553 punti base, lo spread registra un nuovo massimo: 536 punti base, legato a voci insistenti di uscita della Grecia dall'eurozona. Il presidente della Bce Mario Draghi annuncia a Londra il suo impegno a fare tutto quanto necessario (whatever it takes) per salvare la moneta unica. Effetto immediato: -62 punti di spread in 2 giorni. Sotto questo imbroglio si sono nascoste responsabilità più gravi: delle istituzioni europee che hanno abdicato ai propri compiti, dei poteri forti, delle banche, di certi predatori economici dalla tripla A che hanno pensato di comprarsi il nostro paese a saldo.

Grande coalizione, 28 aprile 2013

Giuramento dell'esecutivo Letta. L'azione minimalista adottata ad oggi dimostra il timore reverenziale nei confronti di Bruxelles e dell'Europa tedesca.

Tesoro Usa, 30 ottobre

Il Report to Congress on international economic and exchange rate policies redatto dal Tesoro americano attribuisce, per la prima volta in modo esplicito, la responsabilità della debolezza dell'Eurozona alle politiche economiche adottate dal governo tedesco e inserisce la Germania nei paesi «pericolosi». Perché? Perché lo Stato tedesco punta troppo sull'export e non sulla domanda interna, realizzando surplus della bilancia dei pagamenti superiori a qualsiasi altro Stato europeo, senza alcun meccanismo di redistribuzione.

Commissione europea, 15 novembre

La Commissione Ue segnala le situazioni di squilibrio macroeconomico dei singoli Paesi. Il surplus medio della Germania nella media del triennio 2010-2012 ha superato il 7%. Richiamo e sanzioni, la Germania cincischia.

Accordo di coalizione in Germania, 27 novembre

L'accordo di 185 pagine siglato dal partito di Angela Merkel e dai suoi partner Spd prevede una mera redistribuzione, tutta tedesca e alquanto clientelare, del bottino conquistato negli anni della crisi, derivato dall'aumento spropositato delle esportazioni, (conseguenza di un euro tedesco sottovalutato rispetto all'economia tedesca) e dal rendimento reale negativo dei Bund tedeschi, per cui la Germania e le sue imprese, dal 2008 a oggi, hanno finanziato a costo zero le proprie attività. Come ha fatto notare il Wall Street Journal «l'accordo mette in seria discussione la reputazione di Angela Merkel di amministratore cauto e responsabile dell'economia». Particolarmente significative le restrizioni al ricorso ai contratti di lavoro temporaneo, introdotti da Gerhard Schroeder all'inizio degli anni 2000, che hanno consentito a milioni di persone di entrare in un mercato del lavoro da cui erano precedentemente esclusi. E l'abbassamento dell'età di pensionamento da 67 a 63 anni per tutti quei tedeschi che hanno 45 anni di contributi versati.

Uno spostamento a sinistra dell'asse di governo. Una grave marcia indietro. Che sia la fine dell'egemonia tedesca? Che sia la fine della Germania? La nottola di Minerva sta spiccando il volo. E l'Europa prossima ventura non sarà più quella che abbiamo conosciuto.

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