Fini: "Monti deve continuare"

Il leader di Fli: "Se un patto civico o nazionale prenderà corpo, non avremmo esitazioni a dire che Monti deve continuare nella prossima legislatura". Poi a Montezemolo: non vada da solo

Fini: "Monti deve continuare"

L'ultima speranza di Fini si chiama Mario Monti. Chissà, forse dopo i vari fallimenti politici (vedi il disastro di Fli in tema di consensi e il progetto del Terzo Polo arenato senza aver visto mai la luce) e dopo essersi autoproclamato come nuova speranza per la rinascita del centrodestra, chissà, dicevamo, che Fini non abbia pensato che sia meno rischioso affidarsi a terzi per trarre qualche beneficio. Il che, tradotto in soldoni, equivale a riemergere dall'oblio politico in cui ultimamente naviga.

E così, se prima i complimenti e l'appoggio nei confronti del governo Monti venivano esternati una volta ogni tanto, quasi in sordina, adesso la voce si fa grossa. Più si avvicina il tempo delle elezioni e più forte si levano parole encomiastiche di Fini.

"Se riusciamo, e sono ottimista, a rendere possibile per l’elettore un punto di riferimento che non sia rappresentato da Bersani o da Berlusconi, se un patto civico o nazionale prenderà corpo e sarà un mix di politica e società organizzata, non avremmo esitazioni a dire che Monti deve continuare nella prossima legislatura", ha affermato, ai microfoni di Gr Parlamento Rai, il leader di Fli.

Che poi ha rincarato la dose di convenevoli nei confronti del bocconiano, adulando il leader dell'Udc. "Casini lo ha detto in modo esplicito, ed è un orientamento che condivido, altrimenti non avrebbe senso dire che l’agenda Monti è uno stato di necessità", ha spiegato il presidente della Camera, aggiungendo, giusto per non esporsi troppo (ché il ruolo che egli assume dovrebbe essere super partes) che "non si può comunque prescindere dal fatto che Monti abbia detto di non volersi candidare o formare un partito".

Anche questa mattina, intervendo al forum dell'Ocse, il presidente del Consiglio ha ribadito di non pensare alle elezioni. Tuttavia, si è detto sicuro che "gli italiani non sono ostili al suo governo" e ha smentito quello che ha definito il "teorema di Juncker", secondo cui chi fa riforme strutturali poi perde le elezioni.

Segnali e dichiarazioni che non lasciano spazi a prese di posizioni nette. Anzi. L'idea di un Monti-bis continua a balenare nella mente di banchieri, industriali, politici e persino sindacalisti. Uno dei più fervidi sostenitori è appunto Casini. Lo stesso Casini a cui è andato in soccorso volontario Gianfranco Fini, pronto a battersi per l'alleato (nonostante al convegno di Chianciano il leader Udc non abbia fatto menzione del suo omologo di Fli e nonostante i posti in lista che verranno riservati a Fli non superino, pare, i cinque) e a far da paciere tra lui e il rampante Luca Cordero di Montezemolo, la cui fondazione Italia Futura ha espresso parole non proprio benevoli riguardo al progetto della lista Italia (considerata un "fritto misto indigesto").

"Stimo Luca di Montezemolo da anni e credo che sia cosciente che il rinnovamento possa marciare di pari passo con l’esperienza politica vissuta e non teorica. Una alternativa politica a Bersani e Berlusconi tutta al di fuori della politica credo indebolirebbe la forza di una proposta diversa da un
bipolarismo ormai datato"
, ha detto Fini, provando a convincere l'ex presidente della Ferrari a unirsi a Casini così da rendere più probabile le chances di vittoria (e di rinascita per lui).

Infine, il lungimirante Fini ha fatto sentire la sua voce anche sul tema della legge elettorale, rinnegando le scelte passate: "Con rammarico, perché sono stato tra i sostenitori del maggioritario, dico che occorre aprire gli occhi su un sistema bipolare anomalo che ha creato danni: oggi al Paese serve una legge elettorale a impianto sostanzialmente proporzionale per evitare coalizioni fatte da un
unico mastice, contro l’avversario; con mille contraddizioni programmatiche, con dentro tutto e il contrario di tutto"
.

Una posizione che appare come un paracadute nel caso in cui il progetto di un Monti-bis e di un percorso comune con Casini e altri soggetti politici e della società civile non dovessero andare in porto.

Infatti, col sistema attuale, il partito di Fini rischierebbe di essere emarginato dalla scena politica. Cosa che con un proporzionale non accadrebbe, garantendo invece a Fini aneliti di vita e di speranza.

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