Fisco di ferro per Tiziano: evasi 3 milioni

Roma«Tiziano Ferro ha evaso il fisco per tre milioni di euro». La Commissione Tributaria regionale ha respinto ieri il ricorso presentato dal cantautore di Latina confermando la sentenza di primo grado. Non c'è scusa che tenga. I giudici speciali, presieduti da Massimo Procaccini, hanno stabilito la fittizietà della residenza all'estero del cantante negli anni 2006, 2007 e 2008 condannandolo quindi a pagare le spese processuali.
L'artista, che ha raggiunto la notorietà nel 2001, ottenendo riconoscimenti importanti come il World Music Award, nel suo appello aveva chiesto l'annullamento dell'accertamento emesso nei suo confronti per compensi non dichiarati pari a 2 milioni di euro oltre a un maggiore imponibile Iva per 1,3 milioni. Si determinava così una maggiore tassazione Irpef per 441mila euro, oltre a un'addizionale regionale per 28.665, una comunale per circa 8mila, Irap per 98mila, Iva per 274mila e infine sanzioni per 851mila. Ferro sosteneva infatti che nel periodo in cui aveva evaso le tasse in Italia aveva trasferito la residenza a Manchester. Ma la Commissione ha stabilito che non basta cancellarsi dall'anagrafe della popolazione residente e iscriversi all'Aire per essere esclusi dalla residenza fiscale nel territorio dello Stato. E, a parere del collegio, la locazione di un immobile, poi acquistato, le relative spese condominiali, l'allaccio di utenze o l'abbonamento in palestra non sono sufficienti a far sì che l'artista venga considerato fiscalmente residente nel Regno Unito. Contro la posizione del cantante pesano poi le numerosissime apparizioni televisive e radiofoniche gestite da società italiane, la prevalenza dell'attività artistica esercitata nel nostro paese, l'utilizzo quotidiano di carte di credito per acquisti effettuati in Italia, l'uso di uno studio di registrazione a Milano e i viaggi da e verso Latina. Non da meno la preminenza dei redditi ritratti dall'attività d'artista da noi rispetto alla dichiarazione dei redditi presentata nel Regno Unito.
«Emerge quindi chiaramente l'intento evasivo di Ferro - si legge nella sentenza - consistente nell'aver fittiziamente assunto la residenza fiscale nel Regno Unito, creando una complessa compagine sociale finalizzata a fungere da schermo e favorire l'occultamento in Italia della sua reale capacità contributiva».
Questa sentenza arriva nel giorno in cui la Guardia di finanza ha presentato il bilancio dell'attività del 2013, denunciando che dalle casse dello Stato sono spariti cinque miliardi di euro a causa degli sprechi nella pubblica amministrazione e delle truffe ai finanziamenti nazionali e comunitari. Oltre 19mila sono i soggetti segnalati alle autorità dalle fiamme gialle mentre sono 25mila gli interventi effettuati su mandato della magistratura e della Corte dei Conti per arginare gli sprechi e bloccare le frodi, concentrandosi su reati quali la corruzione, la concussione, il peculato e l'abuso d'ufficio.

Sono così emersi nel 2013 danni erariali e sprechi per 3,5 miliardi, un terzo dei quali riferibili alla sanità pubblica, mentre 389 falsi invalidi hanno truffato lo Stato per 82 milioni. Capitolo a parte i 3.435 finti poveri che, pur non avendone diritto, hanno usufruito di sconti e agevolazioni di ogni tipo.

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