
Incontro sereno, ma nessuna inversione di rotta sulla riforma della giustizia. Il tanto annunciato faccia a faccia "franco e proficuo" tra il governo Meloni e l'Associazione Nazionale Magistrati (Anm) si è regolarmente tenuto questo pomeriggio nella sede di Palazzo Chigi alla presenza - oltre della presidente del Consiglio - il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio - ma le posizioni in campo non sono assolutamente cambiate: l'esecutivo di centrodestra, infatti, proseguirà il proprio progetto costituzionale sulla separazione delle carriere tra giudice e pubblico ministero, sull'istituzione di una Alta Corte per giudicare gli errori e i comportamenti dei magistrati e sui due Csm (uno per i giudici e uno per i pm) con la nomina per sorteggio temperato della componente laica.
L'appuntamento istituzionale odierno si è svolto in un clima generalmente tranquillo, benché sia stato collocato a pochi giorni di distanza dallo sciopero generale delle toghe indetto la scorsa settimana. Dopo l'incontro in mattinata tra governo e l'Unione delle Camere penali, la delegazione si è presentata da Giorgia Meloni ed era composta dal nuovo presidente Cesare Parodi, il segretario Rocco Maruotti, il vicepresidente Marcello De Chiara, insieme agli altri componenti della giunta Stefano Celli, Giuseppe Tango, Monica Mastrandrea, Dora Bonifacio, Paola Cervo, Sergio Rossetti, Chiara Salvatori, tutti indossando una coccarda tricolore "simbolo dell'Italia unità". I ministri hanno ascoltato attentamente le loro proposte. Tuttavia, in ogni caso, non possono sussistere margini di manovra: nemmeno su alcuni passaggi. Per il governo nazionale l'impianto sostanziale della riforma resta blindato. Eventuali modifiche verranno valutate e riguarderanno solo la fase attuativa, ossia la messa a terra della riforma stessa, come del resto confermato dallo stesso Parodi alla fine dell'incontro durato dure ore: "Abbiamo avuto modo di spiegare nel dettaglio le ragioni specifiche tecnico-giuridiche che ci portano assolutamente a non condividere questa riforma". Comunque, è stato anche preso atto "con molta chiarezza di una volontà del governo di andare avanti senza alcun tentennamento e alcuna modifica sul punto".
I tre principi cardine contenuti nell'impianto, approvato dal Consiglio dei ministri nel maggio 2024 e votato in prima lettura alla Camera dei Deputati lo scorso 16 gennaio, rimangono intoccabili. Nessun compromesso viene ipotizzato, anche se la premier Meloni ha voluto mettere in chiaro che il suo esecutivo non ha mai pensato "di togliere il controllo della polizia giudiziaria ai pm" come invece era stato scritto su qualche quotidiano. Come indicato dalla nota ufficiale di Palazzo Chigi, la linea governativa continua a essere quella del dialogo: c'è la disponibilità a venire incontro ad alcune richieste dell'Associazione Nazionale Magistrati, riassunte ndl documento in otto punti "che riguarda l'amministrazione della giustizia", in particolare sui meccanismi elettorali del Csm, come l'introduzione delle "quote rosa". Ma a tutto questo si risponderà solo successivamente con una legge ordinaria. Auspicando l'approvazione in tempi rapidi, Meloni ha voluto infine ringraziare l'Anm "per le osservazioni e gli spunti emersi nel dibattito".
Il recente passaggio di consegne nella presidenza dell'Anm tra Giuseppe Santalucia e Cesare Parodi potrebbe allentare leggermente lo scontro con il governo, visto che quest'ultimo è un moderato, nonché fautore della ricucitura dei rapporti con la politica. E difficilmente accetterà di farsi ingabbiare nella prosecuzione di una logica di scontro frontale e, con tutta probabilità, perdente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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