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Il governo incontra avvocati e Anm. Meloni: "Così liberiamo il Csm"

Domani il confronto, ma la riforma è blindata: "Via il controllo politico delle correnti sulle toghe"

Il governo incontra avvocati e Anm. Meloni: "Così liberiamo il Csm"
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Avete scioperato? Benissimo, adesso noi andiamo avanti per la nostra strada. Depurata dalle cortesie di prammatica, è questa la linea che i magistrati si sentiranno esporre dal governo domani, quando incontreranno il premier Giorgia Meloni e il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Una linea che ieri sera la Meloni preannuncia in un'intervista a XXI Secolo: «Stiamo togliendo il controllo politico delle correnti della magistratura politicizzata. Una cosa buona per la stragrande maggioranza dei magistrati».

L'incontro era stato chiesto dal nuovo presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Cesare Parodi (nella foto), prima dello sciopero indetto per giovedi 27 contro la riforma costituzionale sulla separazione della giustizia: richiesta subito accolta da Palazzo Chigi, che però - a rimarcare l'equidistanza dalle parti in causa - ha deciso di incontrare domani anche il direttivo dell'Unione delle camere penali, l'organismo di categoria degli avvocati penalisti di tutta Italia. Si prospettano due incontri con un clima assai differente. Al premier e al ministro Nordio l'Ucpi confermerà il pieno appoggio alla riforma, a partire dalla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri: una rivendicazione ultradecennale che gli avvocati vedono finalmente in via di accoglimento. Per questo chiederanno che la maggioranza non intervenga con alcun emendamento sul disegno di legge già approvato dalla Camera, in modo che al Senato si possa arrivare all'ok prima dell'estate senza che il testo venga rimbalzato a Montecitorio. Entro la fine dell'anno potrebbe così avviarsi la seconda lettura del provvedimento, prevista per le procedure di riforma costituzionale.

Tutt'altra aria dovrebbe tirare nell'incontro tra governo e Anm. Il sindacato delle toghe ribadirà la sua opposizione frontale all'intera riforma, «non andiamo a negoziare - ha detto al Giornale il nuovo segretario Rocco Maruotti - l'autonomia e l'indipendenza della magistratura sono beni comuni non negoziabili, non potremmo ipotizzare alcun compromesso al ribasso o accomodamenti». Ma il governo è il primo a non voler proporre «compromessi» o «accomodamenti». La linea governativa continua a essere quella del dialogo, c'è la disponibilità a venire incontro ad alcune richieste dell'Anm in particolare sui meccanismi elettorali del Csm, come l'introduzione delle «quote rosa». Ma tutto questo potrà accadere solo dopo che la riforma costituzionale sarà stata definitivamente approvata nei tre caposaldi: carriere separate, sorteggio dei componenti del Csm, procedimenti disciplinari affidati a una Alta corte di giustizia. Il testo già approvato alla Camera per il governo è blindato, non modificabile. Alle richieste che vengono dai magistrati si risponderà dopo, con legge ordinaria. Il governo non ha alcuna intenzione di precipitare la riforma della giustizia nel pantano in cui è finito un altro suo provvedimento-icona, il decreto sicurezza, bloccato da emendamenti e riletture.

Se questo è lo scenario, bisognerà capire come usciranno i vertici dell'Anm da Palazzo Chigi.

Il buon risultato dello sciopero di giovedì ha dato fiato ai rappresentanti delle correnti di sinistra nella giunta esecutiva. Ma il presidente Parodi, che è un moderato, fautore della ricucitura dei rapporti con la politica, difficilmente accetterà di farsi ingabbiare nella prosecuzione di una logica di scontro frontale (e perdente).

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