Il governo non introdurrà alcuna tassa sul cibo, assicura il ministro della Salute Renato Balduzzi. Poi però ammette che è allo studio un "limitato prelievo" sulle bevande zuccherate e gassate. Un po' come avevano fatto Francia, Danimarca e il sindaco di New York Michael Bloomberg con la "soda Tax". Intervenuto alla trasmissione di Rai Radio 1 Radio Anch’io il ministro spiega la sua idea: si tratta di un "prelievo di scopo sulle bevande zuccherate e gassate, con un aumento di appena 3 centesimi di euro per ogni bottiglietta da 33 centilitri, secondo le nostre stime potremmo disporre di 250 milioni di euro su base annua". Viene da chiedersi: per le bottiglie da un litro e mezzo la tassa a quanto ammonterebbe? Quindici centesimi su un prodotto che oscilla tra 1,5 e 2 euro?
Balduzzi precisa che nessuna decisione è stata ancora presa e che la discussione è aperta. Poi aggiunge che, a suo modo di vedere, il provvedimento "non crea problemi né ai produttori né ai consumatori". Un piccolo-nuovo balzello i cui proventi permetterebbero di "rafforzare campagne di prevenzione e promozione di corretti stili di vita" e di definire "alcuni interventi mirati in ambito sanitario".
L'intenzione è quella di lanciare "un messaggio alle famiglie che sottostimano il problema. Le ricerche dimostrano infatti che metà dei nostri ragazzi consumano troppe bevande zuccherate o gassate durante la giornata. Non si tratta di non assumerle più - puntualizza Balduzzi - ma solo di riequilibrare il consumo giornaliero". Ma se è davvero così perché non limitarsi a fare opera di sensibilizzazione? A che serve una microtassa di 3 centesimi su ogni bottiglietta o lattina?
Ma per le patatine fritte, gli hamburger e altri prodotti simili cosa accadrà? Si deciderà di tassare anche quelli? "Nelle leggende metropolitane nazionali - risponde il ministro - è uscito anche che avrei intenzione di tassare Nutella e cotechino. Faccio notare che ci potrebbero essere anche dei profili problematici, nell’ipotesi in cui un responsabile pubblico si mettesse in testa di attaccare alcune delle qualità del nostro Paese. Altro discorso, e abbiamo già avviato un tavolo con produttori e ministero Agricoltura - ricorda Balduzzi - è riuscire a fare un accordo con i produttori per diminuire alcune percentuali nei cibi, per esempio i famosi grassi saturi. Ma questo è tutto un altro discorso, che non può essere fatto con la leva fiscale, ma con un accordo mirato".
Il Codacons boccia senza appello la proposta di Balduzzi: "Si tratta di una tassa ipocrita - spiega il presidente Carlo Rienzi -. Con la scusa della corretta alimentazione e dello scopo sanitario, il Governo vuole mettere le mani nelle tasche dei cittadini, aumentando il costo delle bibite gassate. In sostanza per colmare i vuoti della casse statali si cerca di far perdere i chili di troppo agli italiani".
Protesta anche l'Assobibe (Associazione italiana dei produttori di bevande analcoliche): "Una tassa che colpisce esclusivamente le bevande analcoliche gassate è immotivata, discriminatoria e pertanto inaccettabile. In Italia, infatti, i consumi di tali bevande sono stagnanti da circa dieci anni e di molto sotto la media UE. Tanto negli adulti quanto nei bambini. L’Italia è al penultimo posto tra i Paesi UE per consumi pro-capite. Proprio a fronte di questi bassi livelli di consumo, le bevande analcoliche gassate in Italia contribuiscono per meno del 2% all’apporto calorico medio quotidiano".
Secondo Lino Stoppani, presidente Fipe-Confcommercio, "mettere una nuova tassa, sia pure di pochi centesimi, per disincentivare il consumo di bevande analcoliche gassate considerate dannose per la salute non porterà a nulla di fatto". "L’educazione alimentare – prosegue – si coltiva sollecitando il consumatore a conoscere i valori nutrizionali di ciò che beve e di ciò che mangia. E questa educazione deve partire dalle aule scolastiche, perché un bambino ben educato al cibo diventerà un consumatore più consapevole. Questa tassa di scopo porterà solo a diminuire le vendite di bibite gassate oppure a ridurre i fatturati di baristi e ristoratori".
Per tutelare la salute dei cittadini c'è anche chi propone di aumentare il livello di frutta nei succhi e nelle bibite. Secondo Coldiretti "per migliorare concretamente la qualità dell’alimentazione nelle giovani generazioni occorre aumentare la quantità di frutta nelle bibite che oggi per legge contengono appena il 12% di vero succo". Con benefici per la salute e l'agricoltura: "Ogni punto percentuale di succo di arancia in più, oltre al 12%, corrisponderebbe - spiega la Coldiretti - all’utilizzo di 25 milioni di chili in più di arance pari a circa 560 ettari di agrumeto.
L’aumento del succo contenuto nelle aranciate avrebbe positivi effetti per la salute con un aumento del consumo di frutta in Italia dove - continua la Coldiretti - un milione di persone non mangia mai frutta".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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