Guai ad attaccare i fanatici I pasdaran anti-islam rischiano

RomaIntimidazioni, minacce, aggressioni e pallottole spedite per posta. Parlare dell'islam, criticarne cultura o costumi, può essere rischioso. Ancora più se a farlo è un personaggio pubblico. Lo sanno bene politici, scrittori e registi italiani finiti nel mirino degli estremisti. Non a caso la morte dell'ambasciatore americano Chris Stevens è legata proprio alle proteste scatenate da Innocence of Muslims, il film considerato blasfemo dagli integralisti, che non ammettono che si ironizzi sul profeta.
Prima della tragedia di Bengasi, infatti, il 17 febbraio 2006 centinaia di persone assaltarono il consolato italiano della stessa città libica per protestare contro l'allora ministro per le Riforme Roberto Calderoli, perché aveva indossato una maglietta che riproduceva una delle contestate vignette su Maometto pubblicate da un giornale danese. Negli incidenti restarono uccise 14 persone e Calderoli fu costretto a dimettersi. Ma la maglietta anti-islam costò all'Italia 900mila euro, pari al costo degli otto agenti che per sei anni hanno dovuto presidiare la villa dell'ex ministro leghista a Mozzo (Bergamo), per scongiurare attentati. Peggio è andata all'esponente del Pdl Daniela Santanchè minacciata e una volta presa a pugni per non aver mai nascosto il suo dissenso contro alcune pratiche islamiche, come quella delle «spose bambine». «La morte dell'ambasciatore americano in Libia per una pellicola considerata blasfema è l'ennesima prova che l'islam è una religione assassina - dice la Santanchè - Ciò sia da monito anche in Italia per quanti hanno fatto festa per la cosiddetta “primavera araba” pensando a un risveglio della democrazia (per me era solo un gelido inverno) e si ostinano a non considerare l'islam come una minaccia. Ultimamente tutto il mondo non fa altro che correre dietro allo Spread e parlare di crisi economica senza accorgersi che si sta lasciando ampio spazio al fondamentalismo. Stiamo rinunciamo alla nostra libertà». Anche il regista Renzo Martinelli dopo l'uscita di Il mercante di pietre sul terrorismo islamico ha passato brutti momenti. «Mi minacciavano telefonicamente e naturalmente avevo paura - sottolinea - quello che è accaduto in Libia è un fatto che deve far riflettere. Il fondamentalismo che contraddistingue alcune frange di questa cultura è radicato, antioccidentale e, soprattutto, non accetta critiche». Tra i nemici dichiarati dei fanatici c'è anche il vignettista Giorgio Forattini, minacciato spesso per il suo lavoro. «Quando disegno sono pungente - racconta - E per questo sono stato oggetto di intimidazioni dalle Br, da parte di banditi sardi e una volta dagli studenti islamici radunati a Genova, solo perché avevo disegnato una vignetta in cui Khomeini aveva un libro in mano che gli bruciava la barba. Ma non bisogna piegare la testa. Quello che è accaduto è preoccupante perché Chris Stevens non si trovava in ambasciata, ma in visita a Bengasi. Questa gente non può permettersi di ammazzare figure diplomatiche in giro per il mondo. Questa gente dovrebbero essere guidata da governi scelti dai Paesi occidentali».
Durissimo Mario Borghezio, europarlamentare della Lega Nord. «Questa è la prova provata della concretezza dei nostri dubbi su uno sviluppo positivo della rivoluzione araba - afferma l'esponente del Carroccio - questi regimi non riescono neanche a garantire l'incolumità dei diplomatici, creano instabilità nel loro stesso popolo e minacciano la pacifica convivenza tra le nazioni.

Io dico quello che tutti gli altri pensano: il fondamentalismo dilaga, come dimostra il moltiplicarsi dei siti più duri. Seguiamo tutti l'esempio della Fallaci che ha strigliato l'Occidente, invitandolo a non aver paura ma a non abbassare mai la guardia».

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