Dico, Pacs, stepchild adoption e Ddl Zan. Tutte queste proposte in favore della comunità Lgbt hanno una costante nel tempo: sono nate nel campo del centrosinistra e sono state tutte affossate dal centrosinistra stesso.
La neosegretaria del Pd, Elly Schlein, sbraita e scende in piazza contro il governo Meloni perché conservatore, retrogrado e sostanzialmente razzista. Inutile provare a replicare delle accuse pretestuose che vengono fatte solo per alzare la polemica politica. Se si considerano i fatti nella loro crudezza, per la sinistra, non c’è scampo. Nel 2007, i Dico, il disegno di legge sui “"Diritti e doveri delle persone stabilmente Conviventi” venne stilate da Rosy Bindi, titolare del dicastero della Famiglia, e da Barbara Pollastrini, titolare del ministero delle Pari Opportunità. Al governo, dunque, c’era il centrosinistra e e a Palazzo Chigi sedeva Romano Prodi. È pur vero che quella maggioranza era davvero striminzita, soprattutto al Senato, e che dopo solo un anno e mezzo si sfaldò. Sarebbe stato, dunque, impossibile approvare un simile provvedimento. Ma è vero anche che sia Clemente Mastella, leader dell’Udeur, sia Francesco Rutelli, presidente della Margherita, si opposero ai Dico, il corrispettivo italiano dei Pacs, i patti civili di solidarietà, introdotti nell’ordinamento francese nel 1999. Se fossero stati approvati i Dico, il centrosinistra vittorioso nel 2006 con l’Unione avrebbe potuto festeggiare un traguardo a cui i socialisti, i radicali e l’estrema sinistra agognava sin dalla metà degli anni ’80. E, invece, niente da fare.
Le unioni civili di Renzi
Solo il tanto vituperato Matteo Renzi, che il Pd odierno non manca di attaccare in ogni possibile occasione, fu capace di portare a casa la legge sulle unioni civili. Ma anche in questo caso, non mancarono i distinguo nel fronte progressista. È vero che il Movimento Cinque Stelle dell’epoca era molto diverso da quello attuale, ma non sul versante dei diritti civili. La relatrice di quella legge, la senatrice Monica Cirinnà, infatti, accusò i pentastellati di aver voluto affossare la norma sulla stepchild adoption, ossia l’adozione del ‘figliastro’ da parte del genitore non biologico. Quello fu uno dei primi voltafaccia dei grillini che deteriorò ulteriormente le relazioni col Partito Democratico. E, tutt’oggi, come ha evidenziato Domenico Di Sanzo, Giuseppe Conte, leader dei pentestellati, non è sceso in piazza accanto a Elly Schlein in occasione della manifestazione di Milano a favore della trascrizione all’anagrafe delle coppie omogenitoriali e sembra intenzionato a ritagliarsi il ruolo del cattolico democratico.
Il flop sul ddl Zan
Ma, restando in casa Pd, non si può dimenticare l’affossamento del Ddl Zan contro l’omotransfobia da parte dei senatori democratici nella scorsa legislatura. Anche in quel caso il Pd cercò di buttare la palla sul campo del M5S, ma è noto che vi furono delle defezioni proprio all’interno dei piddini. Ora, però, la musica è cambiata. I renziani sono fuori dal Pd, Elly Schlein ha vinto le primarie grazie al sostegno della corrente Areadem degli ex popolari di Dario Franceschini e, dunque, il partito è compatto a favore dei diritti civili. Giusto? Forse sì o forse no? Prendiamo il tema della maternità surrogata di cui si discute a lungo da giorni. Ebbene, i pochi cattolici del Pd si sono espressi chiaramente contro, stessa cosa ha fatto il presidente del partito Stefano Bonaccini e alcune femministe di sinistra.
E la Schlein? Si è ben guardata dall’intervenire sul tema, forse, per paura di spaccare ulteriormente il partito. Anche stavolta il Pd è diviso sui diritti civili e, probabilmente, qualora un domani andasse al governo, affosserebbe nuovamente una qualsiasi iniziativa che volesse presentare in merito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.