I furbetti dell'università: "poveri" ma con la Ferrari

Dichiaravano un reddito di 19mila euro per non pagare le tasse. Falso il 62% delle autocertificazioni di tre atenei 

I furbetti dell'università: "poveri" ma con la Ferrari

Roma - Papà ha la Ferrari, mamma appartamenti di lusso, ma loro si dichiarano poveri. Sono gli studenti «furbetti» della capitale, iscritti nelle facoltà dei tre atenei romani, ma già laureati in bugie. I finti indigenti, scrivendo il falso, riuscivano a ottenere alloggi, borse di studio, esenzione dalle tasse, sconti nei trasporti e altri benefit ai danni dello Stato.

Un giochetto andato avanti fino a ieri, quando gli uomini della Guardia di Finanza della capitale, coordinati dal generale Ivano Maccari, nel corso dei controlli predisposti in accordo con la Regione Lazio, hanno passato al setaccio le dichiarazioni Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) delle università capitoline. E hanno scoperto che su 200mila autocertificazioni fatte dagli iscritti, il 60 diceva di essere bisognoso. Casi paradossali, come quello della ragazza, che raccontava di avere genitori con un reddito complessivo di 19 mila euro l'anno, omettendo che il padre girava in città con una supercar uscita fiammante dalle officine di Maranello. Amnesia anche per una coetanea, che al momento di compilare il modulo si era «dimenticata» che i suoi guadagnavano oltre 70 mila euro.

«In questo periodo di crisi - ha commentato il generale Maccari - si stanno moltiplicando i tentativi di godere illecitamente di sovvenzioni». «Questa iniziativa è a tutela dei più deboli - ha aggiunto il governatore del Lazio Nicola Zingaretti-. Chi inganna la Regione su una borsa di studio ruba un diritto a chi ne ha titolo. La legalità conviene a tutti». Quella scoperta è solo la punta di un iceberg, se si pensa che a presentare la dichiarazione Isee è l'84 per cento dei ragazzi e i militari hanno scoperto che delle posizioni già verificate e relative all'anno accademico in corso il 62 per cento è risultato irregolare. E i dati parlano chiaro: di questi il 16 per cento è stato inserito nelle tre fasce più basse del reddito alla Sapienza, mentre a Roma Tre e all'ateneo di Tor Vergata quelli risultati meno abbienti sono stati il 27 per cento. Proprio qui deve essere accaduto uno strano miracolo: una studentessa che aveva asserito di poter contare solo su 14.313 euro l'anno, in realtà aveva un gruzzolo di seicentomila euro.

Villa con piscina e parco e vista da sogno anche per un'altra sedicente povera. Così accade che un'universitaria finita in prima fascia (indigenti) doveva essere invece nella sessantesima, come altri «colleghi» che avendo ventilato una povertà inesistente, dovranno restituire tutto. Tra questi c'è chi aveva beneficiato di un'esenzione dalla retta di 1700 euro e chi addirittura aspirava a una borsa di studio da ventiseimila euro. Una cosa è certa: molti soldi torneranno presto nelle casse degli atenei, che per le sanzioni singole incasseranno cifre fino a 5000 mila euro. Un'altro capitolo tutto da scrivere è invece quello degli studenti stranieri. Sono settemila gli iscritti e tra loro nove su dieci hanno presentato la dichiarazione Isee. Il 15 per cento giura di essere sostanzialmente nullatenente e di vivere con meno di mille euro l'anno di reddito. Vero o falso? Si saprà presto perché i militari della guardia di finanza hanno inviato alle competenti amministrazioni dei Paesi d'origine le richieste di mutua assistenza, sospettando che all'ombra del Cupolone si nasconda un piccolo esercito di «turisti dell'evasione».

Ieri è stata annunciata anche un'iniziativa a favore degli studenti costretti ad affittare casa in nero.

Presto arriveranno nelle università i «camper della legalità», in cui sarà possibile denunciare alle fiamme gialle situazioni irregolari e, con l'aiuto di funzionari dell'Agenzia delle Entrate, stipulare sul momento contratti regolari.

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