Roma - Lauree finte. Zecchini d'oro. Brutte foto. Comici che spaventano e grigi burocrati che fanno ridere. Giaguari smacchiati e da smacchiare. Benvenuti in Italia, terra della campagna elettorale più pazza del mondo. Pochi programmi, tante sparate. E ora, alle urne. Con le idee chiare. Chiare?
L'unico a mettere argomenti veri sul tavolo - certo, a suo modo - è stato Silvio Berlusconi. Che ha promesso l'abolizione dell'Imu e la restituzione di quanto pagato nel 2012, spiegando anche dove trovare i soldi. Ha garantito il dimezzamento dei parlamentari, l'abolizione dell'Irap entro cinque anni, l'aumento delle pensioni minime, l'impignorabilità della prima casa, la diminuzione della pressione fiscale di un punto l'anno. Gli altri si sono accodati con un tocco di grigiore. Pier Luigi Bersani ha promesso l'abolizione del ticket sulle visite specialistiche ma è stato fumoso assai sul come. Mario Monti garantiscono che abbia borbottato qualcosa, ma non siamo sicuri. Del resto il Professore vince il premio desaparecido: dopo aver monopolizzato la scena politica con la sua «salita» in campo è quasi evaporato. La sua agenda, evidentemente, non era del 2013. Di lui si ricordano i complimenti rivolti al Cavaliere, primo fra tutti: «Pifferaio magico». «E lui vuole tassarmi anche il piffero», la geniale risposta di Berlusconi.
Beppe Grillo concorre come protagonista. Ha sparato ad alzo zero per tutta la campagna elettorale rifiutando qualsiasi confronto su programmi o vicende personali. Leggendaria la sòla rifilata a Sky domenica scorsa, con un'intervista promessa e poi negata. Sempre meglio dei giornalisti che si sono visti sbattere in faccia la porta durante il comizio finale di piazza San Giovanni, salvo una tardiva respiscenza. Il premio Pinocchio spetta a Oscar Giannino, uno che il premio ce l'ha già nel nome. Magnifica la sua trovata di fare credere nei curricula caricati in rete di aver conseguito due lauree (Economia e Giurisprudenza) e un master a Chicago. Poi, smascherato dal cofondatore di Fare per Fermare il declino Luigi Zingales, ha accusato anonimi biografi che avevano avvalorato voci di corridoio. Peccato che in rete si possano ascoltare sue interviste rivelatrici. Giannino peraltro è recidivo: ha anche sostenuto di aver partecipato da bambino allo Zecchino d'Oro sotto falso nome. Altra bufala. Sventurata la terra che ha bisogno di Mago Zurlì per ristabilire la verità.
Ma anche Mario Monti ha fatto le sue gaffe: con i dubbi su un master a Yale, con il suo continuo tirare per la giacchetta lilla Angela Merkel fino ad attribuirle una preoccupazione per una possibile vittoria del Pd subito smentita, con l'aver supplicato Bruxelles di produrre dati che dimostrassero come avesse salvato l'Italia, finendo peraltro per darsi la zappa sui piedi.
E Bersani? Lo smacchiatore di giaguari, è stato una comparsa. Convinto di avere la vittoria in saccoccia ha lasciato a lungo gli altri a scannarsi fino ad accorgersi che la saccoccia era bucata: e allora giù qualche bordata a salve. Tra queste le presunte file ai Caf per richiedere indietro l'Imu, un bluff targato Pd e Cgil.
In compenso il suo alleato Nichi Vendola lo ha fatto vergognare: colpa della sua faccetta che spunta in un'allegra foto di gruppo dell'aprile 2006 in una tavolata in cui c'è anche Susanna De Felice, il gip del tribunale di Bari che nel 2012 lo assolverà per la controversa nomina di un primario. Imbarazzante, non trovate?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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