"Io, vittima di quei due quando ero alla Nato. Altro che scherzo, volevano creare un caso con Putin"

L’ex presidente dell’Assemblea parlamentare del Patto Atlantico: "Era il 2017, quando capii che era una fake mi si gelò il sangue: per sei mesi ho avuto paura ad uscire di casa. È spionaggio moderno"

"Io, vittima di quei due quando ero alla Nato. Altro che scherzo, volevano creare un caso con Putin"
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Se sul palcoscenico politico italiano sono molti quelli che cercano di cavalcare per motivi politici l’episodio della telefonata fake, c’è anche chi lancia un monito, partendo da una sua esperienza personale.

È Paolo Alli, presidente di Alternativa Popolare ed ex Presidente della Assemblea Parlamentare della Nato. Alli, parlando con Tag24, quotidiano online dell’Ateneo Niccolò Cusano, racconta di essere rimasto vittima nel 2017 dei due «comici» russi, di ritenere molto pericolosa questa offensiva propagandistica e di essere convinto che questi signori abbiano alle spalle una struttura molto potente. Quando ha appreso la notizia, racconta Alli, «mi si è gelato il sangue». Il precedente che lo riguarda risale a sei anni fa.

«Ero a Washington come presidente dell’Assemblea Parlamentare della Nato, fui raggiunto da una mail con la richiesta di colloquio telefonico con l’allora presidente del Parlamento ucraino Andrej Parubij e accettai». «La mattina successiva feci una lunga conversazione con tanto di interprete per 40 minuti, il finto Parubij mi prospettò l’ipotesi che il governo ucraino potesse indire un referendum popolare nel giro di pochi mesi sull’adesione dell’Ucraina alla Nato. Poi mi disse: noi dobbiamo fare di tutto per far sì che Putin perda le elezioni. Inizialmente concordai, poi mi corressi, dicendo che in effetti c’erano molti paesi che volevano che Putin perdesse le elezioni. Presi questa telefonata come autentica, anche perché la voce era perfetta, così come le mail».

La sera di Natale però la scoperta. «Mi imbattei in una notizia dell’agenzia russa Sputnik, tradotta in quattro lingue, il cui titolo era: “Ecco perché la Nato non accoglierà l’Ucraina nell’Alleanza”. L’agenzia citava parola per parola quella discussione, con addirittura il link alla telefonata sul sito di questi due comici, o presunti tali. E se non avessi avuto l’intuizione di correggermi in corsa, il titolo sarebbe stato: “la Nato interferisce nelle elezioni in Russia”». Alli segnalò tutto alla Nato e ai Servizi: «Ero sotto scorta, per sei mesi ebbi paura di uscire di casa sapendo quali strumenti usano questi personaggi. Ma non è tutto. Una settimana dopo uscì un’altra agenzia di Sputnik: questi due soggetti, che devono avere alle spalle una struttura potente e di altissimo livello, avevano preso la mia voce da quella telefonata, l’avevano fatta sintetizzare al computer e si erano messi in contatto con Andrej Parubij. Non riuscirono a fargli dire granché, ma su Sputnik il titolo diceva: quello stupido di Parubij non ha capito di aver parlato per tre quarti d’ora con un computer. Quindi, la delegittimazione propagandistica dell’avversario».

«Andrei molto cauto ad attaccare i nostri funzionari o i nostri servizi.

Sono le nuove frontiere dello spionaggio moderno che, sotto la forma di un apparente “scherzo” delegittimano le difese di un Paese e mandano alla vittima un segnale in pura chiave mafiosa: attenti che vi possiamo raggiungere come e dove vogliamo». «L’effetto è dirompente» conclude Alli «nel mio caso mi ha segnato per alcuni anni».

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