"Irlanda miglior Paese" Il miracolo di Dublino con la ricetta anti Europa

Quattro anni fa era vicina al crac, ora svetta nella classifica del buon vivere. E con le tasse basse ci ruba le aziende. Italia solo 20esima

"Irlanda miglior Paese" Il miracolo di Dublino con la ricetta anti Europa

Da Paese dei pastrocchi a Paese dei balocchi. L'Irlanda, a pochi anni da uno sprofondo economico di enormi dimensioni, si scopre lo Stato «migliore al mondo». Lo dice il «Good Country Index», uno studio pubblicato dall'esperto Simon Anholt, sulla base dei dati di Onu, Banca Mondiale e di altre organizzazioni internazionali. I parametri considerati sono tecnologia, cultura, vivibilità, prosperità, eguaglianza, contributo all'ordine mondiale. Ma è innegabile che le fortune dell'Irlanda poggino sulla straordinaria risalita economica, che in pochi anni ha trasformato un Paese che orbitava tra i «Pigs» in un Eldorado, calamita di investimenti da ogni angolo del mondo. Tra i «Pigs» continua a esserci l'Italia, che nella speciale classifica si piazza ventesima. Con una piccola soddisfazione: precedere immediatamente gli Stati Uniti. Il miglior risultato il nostro Paese lo raggiunge nel campo della salute e del benessere, dove sale al diciannovesimo posto.
Nella sua corsa a perdifiato, l'Irlanda è riuscita a raggiungere risultati insperati seguendo una strada controcorrente, per molti rischiosa, eppure rivelatasi vincente: non si è piegata alle logiche dell'austerity, ha dribblato le manovre depressive e ha fatto sì che il mercato potesse essere stimolato. Non ha aumentato le tasse, anzi conta di poterle abbassare nell'immediato. L'Irlanda ha mantenuto un'attrattiva irresistibile per chi vuole fare impresa: la tassazione sulle aziende è tra le più basse al mondo, visto che l'aliquota è ferma da anni al 12,5%. Perciò, non sorprende di certo se colossi come PayPal, Google, Apple e Starbucks hanno deciso di stabilirsi tra le colline celtiche. E anche imprese prima attive in Italia hanno deciso di fare il salto Oltremanica. A inizio 2014, Yahoo ha trasferito i suoi servizi a Dublino e dintorni. Il suo esempio potrebbe essere presto seguito da Groupon: oltre 300 dipendenti italiani sono a rischio, tanto da decidere di indire uno sciopero in settimana.
L'Irlanda ce la ricordavamo precipitata nell'Ade, primo Paese europeo a essere contagiato dalla crisi. Particolarmente colpito fu il mercato immobiliare, che negli anni precedenti aveva assistito a un aumento verticale del costo delle case. Nel 2007, la bolla si sgonfiò a vista d'occhio, con una riduzione dei prezzi medi delle case del 47%. Dublino era vicina al default, anche perché il suo destino era legato a doppio filo con le sue banche. Nel 2009 furono necessari diversi tagli alla spesa pubblica, tra cui le riduzioni del salario di tutti i dipendenti pubblici. Il deficit del bilancio cresceva vertiginosamente, arrivando nel 2010 al 31,6% del Pil, record negativo tra le economie sviluppate. Alla fine di quell'anno, il governo irlandese fu costretto a chiedere all'Unione Europea un piano di aiuti per 85 miliardi di euro.
Perciò, l'Irlanda è guarita con le medicine dell'Europa, ma rifiutandone la terapia. Ha preferito combattere la crisi a modo suo, evitando di ricorrere a un'austerity di peso.

Oggi è uscita dai programmi di salvataggio dell'Unione Europea: cammina con le sue gambe, senza bisogno di essere drogata dall'esterno. Lo spaventoso deficit è sceso al 7,4%, un risultato incredibile visti i tempi ridottissimi. Il Pil, secondo le stime, è destinato a salire, fino al +3% del 2015. Così la «Tigre celtica» è tornata a ruggire.

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