Sindacati e Partito democratico frenano sull’Imu. Stefano Fassina chiede di dare la precedenza ad altre scelte. Il Pdl protesta e fa quadrato per l’eliminazione dell’imposta sulla prima casa e si muove anche Silvio Berlusconi. Poi interviene il premier Enrico Letta, conferma quanto detto nel discorso di insediamento e blocca sul nascere una tensione che rischia di mettere in difficoltà il governo: «Manterremmo gli impegni, l’Italia non accetterà imposizioni da nessuno».
Lo stop alla rata di giugno dell’imposta comunale è già in agenda, dovrebbe arrivare la prossima settimana anche per dare tempo ai Comuni di adeguarsi. Ma ieri è stato oggetto di una polemica accesa. Ad accendere la miccia una dichiarazione di Dario Franceschini, ministro Pd ai Rapporti con il Parlamento. «L’Imu non verrà tolta ha detto dopo un incontro con il premier e il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni ci sarà una proroga per la rata di giugno».Dichiarazione poi parzialmente corretta ma che è stata subito letta come una marcia indietro del governo e che, proprio per questo, ha pesato sul dibattito per la fiducia al Senato.
Altero Matteoli del Pdl ha chiesto a Letta di chiarire prima del voto. Renato Brunetta ha assicurato che sull’imposta «non si torna indietro». Berlusconi ha ribadito che «non potremo essere parte di un governo che non attuasse le misure sull’Imu ». Il piano, ha poi spiegato il vice premier e ministro dell’Interno Angelino Alfano, resta lo stesso: «A giugno i cittadini non pagheranno » e in dicembre non ci sarà nessun rialzo.
Ma sull’imposta è effettivamente in corso un braccio di ferro, quantomeno nella maggioranza. Fassina, esponente della sinistra Pd, ha prima chiesto una soluzione di «compromesso » (rifiutata per il Pdl da Brunetta) e poi è arrivato a dire che sull’Imu: «Il Pdl non ha la maggioranza ». Velata minaccia di un voto contrario da parte del Pd. Atto politico che metterebbe in crisi, più che il centrodestra, il premier Letta. Anche Cgil, Cisl e Uil hanno preso posizione, schierandosi per l’abolizione limitata a chi possiede una sola casa.
Tensioni e incertezza fino a quando lo stesso premier ha riportato le lancette dell’orologio a lunedì mattina: «Sull’Imu vale quello che ho detto in Aula » nel discorso alla Camera per la fiducia. Quindi, stop alla rata di giugno e poi veloce e complessiva riforma della tassazione sulla prima casa.
Secondo quanto detto dallo stesso Letta, della fase successiva se ne dovrà occupare il Parlamento. Lo stop di giugno dovrebbe essere affidato a un decreto. E poi, per la riforma dell’Imu, potrebbe essere scelto un decreto legislativo.
È certa l’adozione di un criterio progressivo. Il come è da decidere, ma l’esenzione della prima casa non dovrebbe coprire i contribuenti più ricchi. Nella stessa proposta del Pdl erano escluse le prime di lusso. Altra strada potrebbe essere quella di una franchigia. Quello che è certo è che alla modifica strutturale dell’imposta andrà una cifra che parte dai 2,5 miliardi di euro ai quattro miliardi.
Nell’ultimo Def, cioè nel documento del governo che contiene le previsioni macroeconomiche e gli obiettivi di finanza pubblica, le entrate dell’Imu ci sono e sono permanenti. Ma il documento redatto dall’ex ministro Vittorio Grilli sarà approvato, «accompagnato risoluzione che prevedrà modifiche » sulla base delle nuove «indicazioni programmatiche », ha spiegato Franceschini. Quindi sarà cambiato.
La Commissione Ue non entra nel merito delle scelte dell’Italia. L’unica cosa che preme è il rispetto degli obiettivi concordati su deficit e debito «e il nuovo governo ha detto chiaramente che intende rispettarli», ha commentato ieri il portavoce del commissario Ue agli Affari economici Olli Rehn. Ogni nuova misura che comporti una nuova spesa o minori entrate (è il caso dell’Imu), dovrà essere coperta. Ma questo è noto.
«I modi e le forme con cui troveremo le risorse è roba di casa nostra e non devo spiegarla a nessuno», ha assicurato Letta a Berlino. In altre parole, su questo l’Italia non accetterà imposizioni. Non dall’Ue.Ma nemmeno da Fassina.
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