L'ex prefetto contro i giudici: «Vogliono far chiudere l'Ilva» Le polemiche infinite sull'acciaieria di Taranto il caso

Giudici poco sereni che stanno facendo di tutto per chiudere l'Ilva. Nel duro discorso di fine anno agli impiegati delle acciaierie di Taranto, il curatore Bruno Ferrante e un commosso presidente Adolfo Buffo non hanno usato mezzi termini per accusare la magistratura di leggerezza, se non di malafede in una questione campale per l'economia italiana. Alla Camera oggi si vota il «Salva Ilva», intorno a mezzogiorno il voto finale sull'auspicato provvedimento. Si trattiene il respiro.
Nel frattempo soprattutto Ferrante si toglie qualche sassolino dalla scarpa. «La volontà dei magistrati si è scoperta lo scorso 26 novembre - accusa - col sequestro dei prodotti finiti e cioè non di salvare uno stabilimento e i posti di lavoro, ma di andare verso una chiusura tragica di questo stabilimento». Confessa di non aver capito le ragioni di quei provvedimenti sciagurati: «Spiegazioni incomprensibili, in alcuni momenti, leggendo le frasi, le parole scritte in quei documenti, mi sono reso conto che non c'era serenità d'animo, non c'era equilibro di giudizio».
Nel discorso Ferrante ha tenuto a precisare che il no al dissequestro dei prodotti finiti e semilavorati da parte del gip Patrizia Todisco è stato un provvedimento duro nei confronti dei lavoratori non tanto nei confronti dell'azienda. «Questo perché - spiega - un'azienda che non può vendere il suo prodotto, non ha vita e non può pagare gli stipendi ai propri lavoratori e perché sono risorse imponenti che vengono bloccate. Ma ancora una volta il governo è venuto incontro e ha adottato un emendamento al decreto legge in discussione alla Camera. Quell'emendamento fa chiarezza e dice che i prodotti semilavorati e finiti possono essere venduti e commercializzati dalla società Ilva». In chiusura Ferrante ricorda che «in ogni attività umana c'è sempre qualcosa che altera l'equilibrio della natura. Però ci sono limiti di tollerabilità che devono essere stabiliti seriamente».


Da parte sua il presidente Buffo ha ricordato i mesi di tensioni «che hanno colpito la nostra dignità di uomini e di lavoratori» e «la necessità di dover fronteggiare il pregiudizio ideologico di parte dell'opinione pubblica». Poi la solidarietà alla famiglia Riva e «all'amico e collega Luigi Capogrosso», ex direttore dell'Ilva, attualmente ai domiciliari. Poi tanti applausi in attese di buone notizie da Roma.

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