«L'ora di religione va cambiata» Ma i cattolici bocciano il ministro

RomaLa scuola deve voltare pagina. Ne è convinto il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, che ieri nel cortile del Quirinale ha presenziato insieme con il capo dello Stato all'inaugurazione dell'anno scolastico. La svolta prevede la revisione dei programmi di religione e geografia per andare incontro alle esigenze di classi multietniche, con studenti di differenti Paesi, culture, religioni ed estrazione sociale.
«Vogliamo realizzare una scuola dell'uguaglianza, della legalità e del merito - ha detto il ministro, parlando a tremila ragazzi - aperta e capace di correlarsi al mondo d'oggi, perché a tutti siano date le stesse possibilità per emergere e valorizzare i propri talenti. Mescolare il “sangue”, le idee, le esperienze ci darà cittadini del mondo capaci di vivere in pace e tolleranza. Lunedì ero in una scuola con il 50 per cento di alunni stranieri e mi hanno detto che imparano la geografia dai racconti dei compagni». Ma l'annuncio della riforma delle lezioni di religione solleva un polverone. «È importante il rinnovamento della didattica nel metodo - concede il cardinale Gianfranco Ravasi - ma il messaggio evangelico e i grandi insegnamenti cristiani vanno sempre insegnati». Più dura la reazione dello Snadir, sindacato insegnanti di religione: «A fine giugno il ministro ha firmato due intese che forse non ha letto con attenzione perché l'educazione multiculturale alle religioni è già prevista e portata avanti da noi insegnanti». Dalla stessa parte Maurizio Lupi del Pdl che ricorda l'importanza di non ghettizzare in classe chi viene da culture diverse, ma invita a non trasformare questa attenzione in relativismo. Taglia corto anche la Lega Nord: «Dopo il Nord ora Profumo dichiara guerra all'ora di religione». Sulla sponda opposta Donatella Poretti dei Radicali: «Oggi nelle scuole italiane non si insegna storia delle religioni, ma si fa catechismo con i soldi pubblici». Per Pierfelice Zazzera (Idv) bisogna addirittura tagliare i fondi stanziati per le scuole private e confessionali mentre per la Rete studenti medi non basta rivedere i programmi per risollevare la didattica italiana, ferma a più di 40 anni fa.
D'accordo su un punto sono invece il ministro e il capo dello Stato: al di là delle posizioni la scuola non deve solo formare lavoratori capaci, ma persone oneste. I giovani, poi, devono essere competitivi con i coetanei europei. Profumo promette anche di impegnarsi per valorizzare il lavoro degli insegnati che definisce «veri eroi moderni per la missione di cui si fanno carico». E nell'ottica di ampliare questo esercito annuncia la pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale che dà il via al concorso a posti e cattedre, per titoli ed esami, per il personale docente nelle scuole dell'infanzia, primaria, secondaria di I e II grado. Tra le novità anche l'apertura al pubblico della biblioteca del ministero dell'Istruzione, che contiene 70mila volumi e documenti rarissimi.

E prima di congedarsi Profumo ha firmato due diplomi «ad memoriam» per Melissa Bassi, la studentessa uccisa nell'attentato di Brindisi e per Raffaele Filigonio, il giovane morto a Roma durante l'ora di educazione fisica.

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