Il "porno" pm pronto a liberare i boss per sesso

Il magistrato Roberto Staffa avvisava delle indagini i trans con i quali faceva l'amore

Il "porno" pm pronto a liberare i boss per sesso

Roma Sesso in cambio di favori consumato tra i faldoni del suo ufficio di piazzale Clodio. La testimonianza di sei transessuali e della compagna di un boss inchiodano il pm Roberto Staffa, quindici anni di servizio nella capitale e vittorie importanti come la condanna del capo della Banda del Brenta Felice Maniero. Oggi il magistrato romano, che ha passato da solo la seconda notte in cella nel carcere Capanne, verrà ascoltato per l'interrogatorio di garanzia dai colleghi di Perugia Giacomo Fumu e Angela Avila, titolari per territorio dell'inchiesta mentre il ministro della Giustizia Paola Severino ha già firmato la sospensione cautelare del suo incarico e dello stipendio. I reati ipoizzati per Staffa sono corruzione, concussione, rivelazione del segreto d'ufficio e accesso abusivo a sistema informatico. Accuse pesanti, supportate da materiale acquisito nei mesi scorsi con l'ausilio di microspie, telecamere, intercettazioni telefoniche e telematiche. Secondo i magistrati umbri, Staffa avrebbe indotto «indebitamente» ad avere rapporti sessuali con lui all'interno del proprio ufficio, stranieri non in regola con le norme di soggiorno, alcuni dei quali coinvolti nel mondo della prostituzione o indagati per favoreggiamento e sfruttamento.

Per due trans il pm avrebbe dato parere favorevole alla scarcerazione e per altri avrebbe chiesto o promesso il rinnovo di permessi temporanei di soggiorno per motivi di giustizia, in relazione a dichiarazioni rese in procedimenti a lui assegnati. Naturalmente il tutto in cambio di prestazioni sessuali.
Si ipotizza anche che Staffa, abusando dei suoi poteri personalmente o tramite persone da lui delegate, tenesse sotto controllo le scadenze degli stessi nullaosta, facendo dipendere dalla sua volontà la posizione libero-detenuto e regolare-irregolare degli stranieri. Secondo il capo d'imputazione, poi, il magistrato si sarebbe interessato per far ottenere la scarcerazione a un noto capo clan romano. «In due distinte occasioni - si legge nel fascicolo - riceveva prestazioni sessuali da una donna legata al boss e si adoperava per farle ottenere un colloquio con il detenuto, dando parere favorevole alla sostituzione per lui della misura del carcere con quella degli arresti domiciliari». Usando Id e password personale Staffa si sarebbe introdotto anche nel Registro generale delle notizie di reato, mostrando alla stessa donna la schermata sui carichi pendenti del compagno.

Il pm è infine accusato di rivelazione del segreto d'ufficio, per aver messo a conoscenza un trans, Larissa Dias De Oliveira detto «Larissa operata», di un'imminente perquisizione nella sua abitazione, decisa di comune accordo con la collega coassegnataria del procedimento. Per vanificare la sorpresa e l'utilità dell'azione stessa Staffa abusando della sua qualità e della sua posizione, avrebbe convocato il trans nel suo ufficio in Procura «senza formalità, autonomamente e senza informare la collega».

In quella sede avrebbe posto a Larissa «domande mirate in relazione alla abitazione» in modo da consentirgli, «con la precostituzione di prove», di vanificare la sorpresa e l'utilità» della perquisizione già in programma.

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