Il mondo dei magistrati si divide sul caso Apostolico, la magistrata di Catania che nel 2018 ha partecipato a una manifestazione in piazza contro le politiche del governo sull’immigrazione. C'è chi la difende a spada tratta e chi, invece, ne stigmatizza il comportamento. Non tanto per la recente sentenza sui Cpr, quanto per la scelta, in passato, di esporsi in piazza contro un ministro della Repubblica. Non proprio un esempio di "continenza espressiva", come richiesto alle toghe.
"Le eloquenti immagini del giudice, ritratta in prima fila sul molo a Catania durante un’accesa manifestazione dai connotati politici - commenta il consigliere laico del Csm Enrico Aimi (Fi) - esortano un richiamo ai principi che sovrintendono il nostro ordinamento". È proprio la sua commissione che dovrà pronunciarsi sulla pratica a tutela della magistrata di Catania chiesta da tredici consiglieri togati. "Il ruolo del magistrato richiede che l’autonomia e l’indipendenza non si limitino esclusivamente allo svolgimento delle funzioni giurisdizionali - prosegue Aimi - ma deve riguardare anche la sua proiezione esterna. È opportuno - conclude - non dimenticare mai che la Giustizia è - mutatis mutandis - come la moglie di Cesare: non deve essere solo terza e imparziale, ma deve anche apparire tale". Parole nette, inequivocabili.
Di parere nettamente diverso la dichiarazione di Roberto Fontana, anch'egli consigliere del Csm, tra i promotori della pratica a tutela della Apostolico. "L’iniziativa del ministro Salvini di inviare un video relativo alla manifestazione del 2018 a Catania - spiega - vuole confondere i piani. La giurisdizione si esprime attraverso i provvedimenti, che ovviamente possono essere criticati e impugnati sulla base di ragioni tecnico-giuridiche. Spostare l’attenzione sulla vita del magistrato e le sue eventuali attività esterne a quella giudiziaria, è un modo per eludere il confronto sul merito del provvedimento e un tentativo di delegittimare l’attività giurisdizionale".
"Si può dire che una sentenza è sbagliata ma per criticarla non si può andare a scandagliare la vita delle persone", prosegue il consigliere. "Peraltro senza che il Csm entri in alcun modo nel merito del provvedimento, c’è da constatare che al provvedimento di Catania ha fatto seguito un provvedimento di altro tribunale e dunque parrebbe formarsi un orientamento giurisprudenziale. Sarà la Corte di Cassazione se investita, come pare intenzione del governo, a confermarlo o smentirlo. Su cosa può fare o no un magistrato c’è un testo unico e sterminata giurisprudenza della Sezione disciplinare del Csm e delle Sezioni Unite della Cassazione, ma è un piano diverso. Mescolarli - ribadisce il consigliere- è un’operazione volta a delegittimare la magistratura.Ogni magistrato ha, come qualunque cittadino un orientamento politico culturale, ma questo non si riflette sulla sua imparzialità nell’esercizio delle funzioni".
Durissima la presa di posizione dell'Anm. "Si accentua la tendenza a giudicare la terzietà del giudice, che va valutata dentro il processo, andando dalla critica del provvedimento, che è legittima, allo screening della persona, cioè vedere chi è il giudice anziché guardare quello che ha scritto. Sono preoccupato dalla china che si imbocca". Lo ha detto in un'intervista a Sky il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, commentando il video postato da Salvini.
La Lega respinge al mittente le accuse ricevute.
"Quanto sta succedendo nelle ultime ore - rivelano alcune fonti del Carroccio - non è un preoccupante screening sui giudici e sulla loro vita privata come sostiene l’Anm: siamo di fronte a una manifestazione pubblica al porto di Catania e a post pubblici di insulti contro il ministro Matteo Salvini. Piuttosto, devono essere preoccupati i 58 milioni e 851mila italiani che possono essere giudicati da toghe la cui terzietà e imparzialità sono gravemente compromesse dal caso Apostolico".
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