Messa in onore del nuovo Papa, gli studenti in Piazza San Pietro

RomaSperanza, entusiamo, grande emozione. Sono i sentimenti che si respirano nei corridoi dell'Istituto Massimiliano Massimo di Roma dove l'elezione di papa Francesco è stata accolta come quella di un familiare. Già, perché questa scuola con i suoi 910 studenti e 70 docenti, non è solo tra le più antiche e prestigiose della capitale, ma è l'unica gestita dai gesuiti. E non a caso l'altra sera molti studenti dello scientifico e del classico erano in piazza San Pietro, mentre i piccoli della materna, primaria e secondaria di primo grado attendevano incollati davanti alla tv la fumata bianca. «Questa elezione è stata una grande sorpresa, anche se ci speravamo - racconta il rettore Francesco Tata -. Come gesuiti siamo molto fieri di questa scelta e fiduciosi perché nella chiesa c'è bisogno di una ventata di novità e semplicità. Si vede subito che Papa Francesco è capace di coinvolgere la piazza ed è bello che abbia iniziato il pontificato invitando tutti a pregare anche per lui. Inoltre proviene da un nuovo continente, non è europeo come i predecessori e questo a riprova che la Chiesa è universale». «Gli siamo vicini, - conclude il rettore - perché siamo cresciuti e cresciamo nella stessa famiglia, i Gesuiti, e speriamo che il comune cammino di educazione ignaziana contribuisca a portare risultati profondi». I ragazzi camminano silenziosi mentre si avviano in chiesa per partecipare alla messa a favore del nuovo Papa. «È un onore pregare per lui - dice Camilla Rigano, 18 anni, III classico - è il primo Pontefice gesuita della storia e il primo sudamericano. Il nome Francesco, poi, è un'ulteriore innovazione perché dimostra che non è legato al senso di appartenenza ma punta al superamento di ordini e schieramenti religiosi». Anche ad Andrea Pontecorvi, V scientifico, il nuovo Pontefice piace. «Già, perché si è posto subito in maniera giovanile - sottolinea lo studente - non ostenta ricchezza e per questo si è presentato vestito di bianco, senza mozzetta rossa. Sono certo che unirà ancora di più la chiesa e riporterà Roma a quella spiritualità troppo spesso soffocata dalla mondanità».
In Italia ormai sono solo sei gli istituti scolastici dei gesuiti e tra questi il Massimo è l'unico che può vantare nove religiosi all'attivo. «Eppoi ogni classe nella nostra scuola ha un padre spirituale - dice Silvia Pagliaro, insegnante di lettere al biennio -. Papa Francesco ha già conquistato i nostri ragazzi: sembra moderno e piace a tutti l'idea di un Papa argentino. Personalmente lo vedo come un primus inter pares, tant'è che parlando di se usa la parola Vescovo di Roma e non Papa».

«E che dire di un gesuita che sceglie il nome Francesco? - fa eco Livia De Dominicis, docente di lettere, ex alunna e ora vice-rettore -. Ho apprezzato l'intelligenza e la semplicità, basti pensare che in Agentina viveva in una casa piccola, prendeva i mezzi pubblici e amava stare tra la gente».

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